3.10 Genetica

 

C’è un solo significato della vita: l’atto stesso di vivere.

Erich Fromm

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C: Ecco una sintesi dello stato dell'arte sulla ricerca nella genetica, posto nel quadro di quella che potremmo chiamare teoria dell'autopoiesi estesa, nel senso che l’originale autopoiesi di Maturana Varela “organizzazione-struttura”, viene estesa alla triade: organizzazione, struttura, processo (il cui principio è EI) tratta da “La rete della vita” di F. Capra. Spesso sentiamo dire che i geni contengono l'informazione che caratterizza un essere vivente. Si può dire che questo sia un errore per due motivi fondamentali. Primo, perché confonde il fenomeno dell'eredità con il meccanismo di replica di certi componenti cellulari (DNA) che hanno grande stabilità attraverso le generazioni. Secondo, perché dire che il DNA contiene quanto necessario per caratterizzare un essere vivente, isola queste componenti (parte della rete autopoietica) dalle loro interazioni con tutto il resto della rete. E' la rete di interazioni nella sua totalità ciò che costituisce e specifica le caratteristiche di una particolare cellula, non uno solo dei suoi componenti. Il fatto che le modificazioni di questi componenti chiamati geni abbiano una conseguenza drammatica per la struttura di una cellula è comunque certo. L'errore consiste nel confondere la partecipazione essenziale con la responsabilità unica. Con lo stesso modo di ragionare si potrebbe dire che l'ordinamento politico di un paese determina la sua storia. Questo è evidentemente assurdo; l'ordinamento politico è un componente essenziale qualunque sia la storia, ma non contiene l'informazione che specifica tale storia.


S: Non dimentichiamo mai che esistono due DNA: quello nucleare che è più noto e quello mitocondriale, essenziale nella trasmissione delle patologie in tutti i vertebrati e non solo nell’uomo: io ho scoperto l’Istangiopatia Congenita Acidosica Enzimo-Metabolica (ICAEM), ignorata solo in Italia.

C: La maggior parte dei processi metabolici vengono facilitati (catalizzati) da enzimi e ricevono energia attraverso particolari molecole di fosfati note come ATP, di origine mitocondriale. I soli enzimi formano un'intricata rete di reazioni catalitiche e le molecole di ATP costituiscono una corrispettiva rete di energia. Per mezzo del RNA messaggero entrambe queste reti sono poi collegate al genoma (le molecole di DNA della cellula), il quale è a sua volta una complessa rete di interconnessioni in cui, tramite una catena di retroazioni, ciascun gene regola, direttamente e indirettamente, le attività degli altri. Alcuni biologi distinguono due tipi di reti cellulari: la rete metabolica e la rete epigenetica (che riguarda la produzione delle macromolecole a partire dai metaboliti ed include anche il livello genetico, ma si estende anche al di là dei geni). Sono comunque esse strettamente interconnesse e formano l'unica rete cellulare autopoietica. Secondo questa visione la vita, le forme e le funzioni biologiche non sono qualcosa di semplicemente determinato da un programma genetico, ma sono proprietà che emergono dall'intera rete epigenetica.

S: Stiamo attenti quando parliamo di reti, collegamenti e informazione tra le singole parti. Con la collaborazione preziosa di Paolo Manzelli ho dimostrato (la scienza, in effetti, non dimostra nulla) che nei sistemi biologici esistono la realtà locale (nota) e la realtà non locale (meno nota). L’informazione in questa seconda realtà è simultanea, catalitica, ed in essa il DNA si comporta come una antenna, secondo Manzelli: la Semeiotica Biofisica Quantistica ha appunto dimostrato che la stimolazione ormonale avviene in due fasi di differente natura: la prima è simultanea e di breve durata. [v. Stagnaro, Manzelli’s Theory highlights the Intelligibility of Nature. PLOS Biology, 01 February 2008]

C: La teoria dell'autopoiesi non ci fornisce una descrizione dettagliata della fisica e chimica di queste reti. Tutte le strutture cellulari esistono in condizioni distanti dall'equilibrio termodinamico (sono dissipative, stati lontani dall'equilibrio con una loro stabilità propria, spontaneo emergere di nuove forme di ordine); quando il flusso di energia aumenta è possibile che il sistema incontri un punto di instabilità - biforcazione - in corrispondenza del quale il sistema stesso può entrare in uno stato completamente nuovo, dove possono emergere nuove strutture e nuove forme di ordine - emergenza - o auto-organizzazione. La creatività è una proprietà chiave di tutti i sistemi viventi, e se il metabolismo cellulare non impiegasse un costante flusso di energia (EV che si interscambia con EI) per riparare tali strutture non appena si danneggiano, esse decadrebbero ben presto allo stato di equilibrio, ossia la cellula morirebbe (da attrattore caotico a ciclo limite a punto fisso).


S: Esattamente: se io riduco il flusso ematico (EM + EV = EI) in una arteria, il microcircolo si attiva, ma la dimensione frattalica si riduce.

C: Dobbiamo quindi descrivere la cellula come un sistema aperto. I sistemi viventi sono chiusi a livello di struttura organizzativa (sono reti autopoietiche), ma aperti dal punto di vista materiale ed energetico. "la cellula entra automaticamente in relazione con altri organismi. Se essa espelle qualcosa, c'è qualche altro organismo che lo assorbirà.” (Lynn Margulis)
“L'insieme completo dei geni di un organismo, cioè il suo genoma, forma un'enorme rete interconnessa, ricca di anelli di retroazione, in cui i geni regolano reciprocamente le proprie azioni in modo diretto o indiretto. Il genoma non è una serie lineare di geni indipendenti (caratteri) ma piuttosto una rete fittamente intrecciata di effetti multipli reciproci mediati da repressori e derepressori, esoni e introni, jumping genes, nonchè da proteine strutturali." (F. Varela)
Dagli studi di Kauffman (usando reti binarie in automi cellulari) si scopre che il genoma si può rappresentare con una rete binaria ai confini del caos, ovvero da una rete con un nucleo congelato e isole separate da nodi variabili. Essa ha un numero relativamente piccolo di cicli di stati, rappresentati nello spazio delle fasi da attrattori periodici inseriti in bacini di attrazione separati. Su tale sistema possono agire due tipi di perturbazioni. Una perturbazione minima è un balzo accidentale e temporaneo di un elemento binario nello stato di attività opposto. Ogni ciclo di stati del modello è notevolmente stabile rispetto a perturbazioni minime. I cambiamenti innescati dalla perturbazione restano confinati in una particolare isola di attività, e dopo un certo tempo la rete ritorna solitamente al ciclo di stati originario (nel modello si manifesta la proprietà di omeostasi tipica di tutti i sistemi viventi). L'altro tipo di perturbazione è un cambiamento strutturale e permanente nella rete - es. un cambiamento nello schema delle connessioni o in una regola di commutazione - cui corrisponde una mutazione nel sistema genetico. Nella maggior parte dei casi c'è comunque stabilità nel comportamento della rete ai confini del caos, ma in alcuni casi tali perturbazioni spingono la sua traiettoria in un altro bacino di attrazione, il che porta a un nuovo ciclo di stati e quindi a un nuovo schema periodico di comportamento (secondo Kauffman questo è un modello plausibile dell'adattamento evolutivo). Il modello di Kauffman si è rivelato esatto. C'è un altro aspetto interessante che riguarda il DNA. Negli ultimi 50 anni gli scienziati hanno osservato che i procarioti (batteri) trasferiscono abitualmente e rapidamente differenti frammenti del loro materiale genetico ad altri batteri. In qualsiasi momento, ogni batterio può utilizzare questi geni accessori, che provengono talvolta da ceppi molto diversi e svolgono funzioni per le quali il suo DNA non è competente. Alcuni di questi frammenti vengono ricombinati con i geni originali della cellula; altri vengono ulteriormente trasferiti. Come conseguenza di questa capacità, tutti i batteri del mondo hanno accesso a un unico pool genico, e pertanto, ai meccanismi adattativi dell'intero regno batterico. Questo scambio globale di geni è noto come ricombinazione del DNA. Gli scambi continui di geni fra batteri producono un'incredibile varietà di strutture genetiche oltre al loro filamento principale di DNA. Una delle conseguenze degli scambi è la formazione di virus che non sono sistemi autopoietici completi ma consistono semplicemente di un frammento di DNA o RNA circondato da un rivestimento proteico. Mutazione e ricombinazione del DNA sono le due strade principali di evoluzione batterica.

S: Parliamo di n - DNA e mit - DNA.

C: Ma Margulis scoprì una terza strada evolutiva: la simbiosi. La prova più notevole dell'evoluzione tramite simbiosi - la tendenza di organismi differenti a vivere in stretta associazione reciproca, come i batteri nel nostro intestino - è offerta dai mitocondri, le centrali elettriche che si trovano all'interno della maggior parte delle cellule nucleate.

S: Dai batteri è nato il DNA mitocondriale.

C: Questi componenti fondamentali di tutte le cellule animali e vegetali che realizzano la respirazione cellulare, contengono un proprio materiale genetico e si riproducono indipendentemente e in tempi diversi rispetto al resto della cellula. Margulis ritiene che i mitocondri fossero in origine batteri che fluttuavano liberamente. In tempi remoti questi batteri invasero altri microorganismi e si stabilirono definitivamente al loro interno. Questi organismi fusi insieme si evolsero poi in forme di vita più complesse, che respiravano ossigeno. Vi fu dunque, in questo caso un meccanismo evolutivo più brusco della mutazione: un'alleanza simbiotica che divenne permanente. La simbiogenesi costrinse i biologi a riconoscere l'importanza vitale della cooperazione nel processo evolutivo (e non solo della competizione), ma del resto lo rilevano anche gli studi sulle formiche dove remotamente vi era meno organizzazione nei loro sistemi sociali, c'era meno creatività, più lotta e competizione, ma in un successivo grado della loro fase evolutiva ci fu cooperazione tra specie differenti di formiche, che convivendo assieme, garantì una maggior continuità, solidità e stabilità per la loro evoluzione e sopravvivenza. Per molti anni i biologi hanno considerato le sequenze proteiche come istruzioni codificate nel DNA. E' chiaro tuttavia, che le triplette di DNA sono in grado di specificare in modo prevedibile un aminoacido di una proteina se e solo se sono inserite nel metabolismo cellulare e cioè nelle migliaia di regolazioni enzimatiche di una rete chimica complessa. E' solo a causa delle regolarità emergenti di una tal rete nel suo complesso che possiamo mettere fra parentesi questo sfondo metabolico e trattare pertanto le triplette come codici per aminoacidi. Il DNA produce l'RNA; l'RNA specifica gli enzimi; gli enzimi riparano il DNA (autopoiesi). Per completare il quadro occorre menzionare gli elementi di base per costruire DNA RNA ed Enzimi: i vettori di energia che alimentano ognuno dei processi descritti (EV e EI), ossia dati dall'attività mitocondriale. Con lo studio della complessità l'attenzione si sposta dalle strutture ai processi del loro emergere. Nel passato c'era la visione dei geni come unità stabili e chiaramente distinte che trasmettono le caratteristiche ereditarie. In che modo è mantenuta la stabilità genetica? Gli errori durante l'auto replicazione del DNA sono uno su dieci miliardi. Incredibile! C'è un complesso sistema di monitoraggio, verifica e riparazione che dipende dagli enzimi (il DNA da solo non è in grado neppure di auto replicarsi). La stabilità genetica è una proprietà emergente che nasce dalle complesse dinamiche dell'intera rete cellulare. La stabilità della struttura genetica non è un punto di partenza, bensì di arrivo, un prodotto finale, il risultato di un processo dinamico ben orchestrato che richiede la partecipazione di un gran numero di enzimi, organizzati in quelle complesse reti metaboliche che regolano e garantiscono sia la stabilità delle molecole di DNA, sia l'accuratezza della loro duplicazione. Durante la propria duplicazione una cellula non passa soltanto la doppia elica del DNA appena replicata, ma anche una serie completa di enzimi, di coenzimi e di ioni (il magnesio è presente per l’attività di centinaia di enzimi) necessari ai processi metabolici così come le membrane e le altre strutture cellulari, in breve l'intera rete cellulare (v. ologramma). In questo modo il metabolismo cellulare può perpetuarsi senza mai abbandonare gli schemi delle proprie reti auto generative. In tutti gli organismi viventi c'è un sottile equilibrio fra stabilità genetica e mutabilità, la capacità da parte dell'organismo di produrre attivamente le mutazioni accettandole solo se aiutano l’evoluzione. I meccanismi di regolazione della mutabilità denotano una crescente abbondanza di dettagli (man mano che si comprendono aumenta la varietà di dettagli, e quindi diventa sempre più complesso comprenderli_ tipica situazione in cui si trovarono i teorici dei quanti, e chi studia le dinamiche complesse caotiche). Le mutazioni sono attivamente generate e regolate dalla rete epigenetica della cellula e l'evoluzione costituiscono una parte integrante dell'auto-organizzazione degli organismi viventi. La stabilità dei geni non è una proprietà intrinseca delle molecole di DNA, bensì emerge da una complessa dinamica di processi cellulari. Nel Dogma Centrale della biologia molecolare, ormai superato si diceva: i geni codificano gli enzimi, che costituiscono i catalizzatori necessari a tutti i processi cellulari. Esso descrive una catena causale di tipo lineare che collega DNA a RNA, alle proteine (enzimi) e ai tratti biologici. Visione causa effetto, deterministica a senso unico, unidirezionale (DNA fabbrica RNA, RNA fabbrica proteine, proteine fabbricano noi) senza che vi sia una possibilità di un passaggio di informazioni nel senso opposto. Questa concezione nota come determinismo genetico purtroppo influenza l'industria delle biotecnologie sull'idea che i geni determinano il comportamento, cercando di associare ad ogni gene una particolare funzione (ad esempio il gene che causa il cancro, il gene che causa la violenza, ecc.). C’è un’interpretazione distorta del DNA, considerandolo il programma o il progetto genetico dell'organismo, o il libro della vita, ed il codice genetico come il linguaggio universale della vita. C’è però qualcosa che non va, non è proprio così. Il genoma umano decodificato non è altro che l'alfabeto, e non è per nulla statico, è dinamico, ed è la sua combinazione di lettere via via differente secondo quali lettere vengono attivate che denota il comportamento umano in termini fisiologici e non. E come una qualsiasi lingua, è destinato ad evolversi (neologismi, importazione di nuove parole), a mutare, a cambiare nel tempo, conservando comunque la sua stabilità (benché ci siano lingue nel mondo che attuino il processo contrario, intendendo una lingua come orale, impoverendo il loro linguaggio, arricchendosi troppo di termini stranieri, o morendo perché nessuno le parla più - vedrei bene l'applicazione della teoria del caos nello studio dell'evoluzione delle lingue a ritroso nel tempo, del resto esse seguono la dinamica delle popolazioni, altra disciplina in cui la teoria del caos è ottimamente applicata). L'illegittima estensione di un paradigma genetico dal livello relativamente semplice della codificazione e decodificazione genetica a quello complesso del funzionamento cellulare rappresenta un errore epistemologico di prima grandezza - i geni visti come fattori causali di tutti i fenomeni biologici - è una confusione fra livelli differenti. Il principio - un gene, una proteina - non può essere valido.

S: Ed infatti non lo è: la maggior parte delle malattie alla base hanno molteplici mutazioni genetiche.

C: I geni sono frammentati, esistono i segmenti codificanti, inframmezzati da lunghe e ripetitive sequenze che non dicono nulla, e la cui funzione è oscura (catalogate superficialmente come DNA spazzatura). Tutto però ha un senso, non esistono il caso e l'inutilità. La loro distribuzione suggerisce che alcune di queste sequenze non codificanti potrebbero contribuire alla regolazione generale dell'attività genetica.

S: A questo punto bisogna riflettere sulla mia principale scoperta: La ICAEM. Le alterazioni del n - DNA ci sono, per esempio, con il Terreno Oncologico. Tuttavia, se correggiamo l’errore funzionale mitocondriale (ICAEM) con la melatonina, NIR-LED e vita regolata le malattie in genere, non insorgono. Allora, l’insorgenza delle malattie come diabete, cancro, ipertensione, si osserva quando – presente l’alterazione del n- DNA – contemporaneamente l’EV è ridotta (acidosi tessutale), corretta la quale mediante incremento di EV (mitocondri che lavorano bene) e di conseguenza aumentando la EI (ristabilendo la realtà non locale) le malattie non insorgono almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Termino dicendo che l’alterazione del menoma richiede la ridotta EI!

S: Keller invece scopre che il segnale (o i segnali) che determina lo schema specifico secondo il quale occorre ricombinare la trascrizione definitiva proviene da quelle complesse dinamiche regolatrici che appartengono alla cellula nella sua totalità, conservate da EV e quindi EI. Le dinamiche regolatrici della rete cellulare possono far sì che da un singolo gene emergano molte proteine differenti, e che una singola proteina sviluppi molteplici funzioni. Se spostiamo la nostra attenzione da un singolo gene all'intero genoma ci sono numerosi altri problemi che inficiano il determinismo genetico. Ad esempio, quando una cellula si divide durante lo sviluppo di un embrione, ciascuna nuova cellula riceve esattamente lo stesso numero di geni, ma queste cellule assumeranno poi specializzazioni molto diverse tra loro (cellule muscolari, ematiche, nervose, ecc.). I tipi di cellule non differiscono quindi l'uno dall'altro per i geni che contengono, ma per quelli che in ciascuno di essi risultano essere effettivamente attivi in presenza di differente corredo mitocondriale! La struttura del genoma è la stessa in tutte le cellule, ma gli schemi seguiti dall'attività genetica sono differenti. I geni non agiscono per conto loro, ma devono essere attivati. Le differenze sembrano essere negli schemi dell'espressione genetica piuttosto che nei geni stessi.

S: Ricorda il DNA antenna di Manzelli: i segnali che per risonanza attivano simultaneamente il DNA sono simultanei perché la realtà è non - locale.

C: Ad esempio Jacob e Monod introdussero una teoria, una distinzione tra geni strutturali (che codificano le proteine) e geni regolatori (controllano la trascrizione del DNA e in questo modo regolano l'espressione genetica). Ciò che emerge da queste ricerche è la sempre più profonda comprensione che i processi biologici che coinvolgono i geni sono tutti regolati dalla rete cellulare in cui il genoma è integrato. Questa rete è una realtà marcatamente non lineare, una realtà che contiene molteplici catene di retroazioni, così che gli schemi dell'attività genetica cambiano continuamente come risposta al mutare delle circostanze. Il DNA pur essendo certamente una parte essenziale della rete epigenetica, non è affatto il solo agente causale delle forme e delle funzioni biologiche, come vorrebbe il Dogma Centrale. La forma ed il funzionamento biologico sono proprietà emergenti delle dinamiche non lineari della rete e possiamo attenderci che la nostra comprensione di questi processi di emergenza [v. 1.10] aumenterà sensibilmente con l'applicazione della teoria della complessità alla nuova disciplina della epigenetica. Esperimenti recenti nel campo della genetica hanno mostrato che il venir meno di singoli geni - anche quando si pensava che fossero essenziali - ha effetti molto limitati sul funzionamento dell'organismo. In forza di questa notevole stabilità e solidità dello sviluppo biologico, un embrione può partire da diversi stadi iniziali - per esempio nel caso che dei singoli geni o delle intere cellule vengano accidentalmente distrutte - raggiungendo comunque poi la stessa forma matura che contraddistingue la specie alla quale appartiene. Della serie: tutti siamo importanti ma nessuno è indispensabile ed essenziale.

S: Proprio per questi motivi, non potendo “vedere” il DNA mitocondriale e nucleare, io osservo le modificazioni finali, indotte sulle attività dei sistemi biologici.

C: Ciò chiaramente contrasta con il determinismo genetico. Che cosa fa sì che lo sviluppo segua un determinato percorso?

S: Vedi sopra, la mancanza di EV e quindi di EI a causa della compromissione della respirazione mitocondriale.

C: Fra i ricercatori genetici c'è crescente consenso nel leggere questa solidità come indice della presenza nei percorsi genetici e metabolici di una ridondanza funzionale: sembra che le cellule mantengano aperti molteplici percorsi per produrre le strutture cellulari fondamentali e sostenere i processi metabolici essenziali. La ridondanza assicura quindi oltre alla stabilità dello sviluppo biologico, una grande flessibilità e adattabilità di fronte alle mutazioni ambientali inattese. La ridondanza genetica e metabolica potrebbe essere vista forse come l'equivalente della biodiversità negli ecosistemi. La selezione naturale non opera su singoli geni, ma sugli schemi di autoorganizzazione degli organismi. E' la resistenza del ciclo vitale stesso che è diventata il soggetto su cui opera l'evoluzione. E' possibile rappresentare l'intero processo di sviluppo biologico come una traiettoria in un intervallo di fase che si muove all'interno di un bacino di attrazione [v. 1.13] verso un attrattore che descrive il funzionamento dell'organismo in quella forma stabile che caratterizza la sua età adulta. I sistemi complessi non lineari mostrano stabilità strutturale. Un bacino di attrazione può essere deformato o disturbato senza che per questo vengano a mutare le caratteristiche fondamentali del sistema stesso (dipende dal grado di rumore o di disturbo però). Nel caso di un embrione in fase di sviluppo ciò significa che è possibile cambiare entro certi limiti le condizioni iniziali del processo senza tuttavia danneggiare seriamente lo sviluppo dell'intero organismo. Pertanto la stabilità dello sviluppo, che dal punto di vista del determinismo genetico resta un mistero, è chiaramente una conseguenza di una proprietà di base dei sistemi non lineari complessi. Fin qui arriva Capra.
Ho l'impressione che si faccia una confusione tra schema, struttura e processo. Maturana e Varela parlano di schema unico nella teoria dell'autopoiesi, a cui fanno seguito diverse strutture. Capra appoggia questa teoria, introducendo ciò che lega struttura e schema, e cioè il processo (il cui principio noi lo identifichiamo con l'Energia Informazione secondo Manzelli). Mentre, parlando delle cellule, Capra è fedele all'impostazione di Maturana e Varela (uno schema, più strutture), ora trattando di DNA e geni e genoma, egli si trova in difficoltà, e dice: ci sono più schemi di organizzazione. A mio modesto parere gli manca il principio di EI.

S: Probabilmente, e pertanto non distingue le due realtà.

C: Io resterei fedele all'idea che esiste un unico schema di organizzazione (un determinismo di fondo, un disegno divino preciso, conservativo, benché in un susseguirsi, in una danza di creazione e distruzione, il quale come un vecchio saggio alla fine fa sempre tendere verso una stabilità cosmica, con la sua saggezza), cui possono corrispondere diverse strutture (materializzazione dello schema attraverso il processo di strutturazione favorito dalla EI).

S: Venendo meno la EI (Energia Informazione) per il diminuire della EV (Energia Vibratoria) e l’aumento dell’EM (Energia Materia) la struttura cambia.

C: Questo perché in primo luogo noi osserviamo la struttura, mai potremo conoscere lo schema; quindi questa diversità la vediamo nelle relazioni tra componenti, nelle relazioni che si instaurano tra i vari geni (attivati oppure no), e le relazioni tra componenti denotano la struttura. Cos'è che invece dà diversità alle relazioni tra i geni, cos'è che dà diversità e differenziazione alla struttura? Non può essere altro che il processo di materializzazione/strutturazione, il cui principio è Energia Informazione. Si potrebbe azzardare l'ipotesi, alla luce della teoria del caos, che l'Energia Informazione "detti" i parametri informativi (parametri apprendenti, parametri adattativi, parametri quindi flessibili, mutevoli, visti come pseudo - variabili in un continuo processo di apprendimento) dando luogo di volta in volta a configurazioni attive differenti.

S: Come dicevo sopra.

C: Alcuni parametri dovrebbero essere di tipo 0-1 (acceso spento), mentre altri possono essere di natura differente in conformità a com’è definito lo schema di organizzazione. Io non so in chiave biologica e genetica come dare impulso concreto alla ricerca seguendo un'impostazione simile, può essere che sia completamente infondata od inattuabile, ma secondo questa impostazione si risolvono molti dubbi e discorsi come messi in evidenza da Capra. Ho semplicemente bene in mente come funzionano le dinamiche complesse nella teoria del caos. Mi metto davanti al monitor e osservo le dinamiche di biforcazione al variare dei parametri, oppure le dinamiche degli attrattori. Vario i parametri, anche solo uno per volta e osservo come muta la configurazione dell'attrattore. L'attrattore, che non è altro che un disegno frattale in caso fosse strano, è l'immagine della struttura, è la materializzazione dello schema. Il processo di materializzazione continuo…

S: O strutturazione: il secondo termine è creativo, mentre materializzazione suona distruttivo: accumulo di acido piruvico e lattico che non vengono trasformati in acido acetico e acetil-fosfato, bruciato nel ciclo di Krebs!

C: Da schema a struttura, è dato dal mio comportamento sperimentale, di simulazione, che fa variare i parametri (uno per volta tenendo fissi gli altri, o più alla volta). Immetto informazione differente (immetto parametri via via diversi), si può dire che immetto Energia Informazione.

S: Ottimamente!

C: In un software personale, oltre a poter vedere la dinamica dell'attrattore, che si materializza/ struttura di volta in volta come nuvola di punti che evidenzia un'armonia, un ordine strutturato ("zoomato" dà sempre gli stessi disegni su scale sempre più piccole, in effetti è frattale, siamo in un ologramma), posso congiungere questi punti con delle linee, così ho una fitta rete di linee, che seguendo l'impostazione iniziale, denotano, per ipotesi (con uno sforzo d’immaginazione) le relazioni tra i vari geni. Se modifico anche solo di pochissimo un solo parametro significativo posso assistere a una modificazione della nuvola di punti osservati, che denota l'attivazione ad esempio di nuovi punti (attivazione di nuovi geni) e lo spegnimento di alcuni punti appena osservati (spegnimento di vecchi geni appena osservati). Da quest'ultima osservazione posso anche dire che non è indispensabile che nell'EI ci sia una correlazione diretta con i geni (la mia ipotesi precedente di parametri acceso/spento non è essenziale ed indispensabile). Infatti, l'"Acceso spento" è dato semplicemente dalla configurazione dei parametri EI operante sullo schema di organizzazione, che mi fa vedere, osservare in qualche maniera la struttura finale, di volta in volta, nella quale appare una rete di geni interconnessi, in relazione l'uno con l'altro, e non sempre gli stessi attivati. Se ad esempio il parametro a=0,0000000278 lo muto in a=0,0000000277, non so l'effetto ancora che produrrò sui geni, non so questo parametro quali geni indurrà ad attivarsi e quali a spegnersi, ma ciò lo saprò a posteriori osservando la struttura finale.

S: Infatti, qui l’osservazione è centrale: dobbiamo seguire nel tempo l’evolversi dell’evento, perché mai conosceremo perfettamente le condizioni iniziali, il che permetterebbe l’esatta previsione.

C: Quest'ipotesi è forse più verosimile, perché benché ci sia un determinismo di fondo (schema di organizzazione) c'è estrema sensibilità, adattabilità, flessibilità, mutamento, e quindi non so se si debba pensare anche ad un determinismo istante dopo istante che dica ad ogni istante: "questi geni si attivino, questi no". Bohm dice che c’è istante dopo istante, una causalità di fondo, dato l’ordine implicato, ma non strettamente deterministica, ed è per questo che c’è indeterminatezza, impredicibilità, ovvero spazio per la creatività. E' la nostra osservazione che costruisce le relazioni, le funzioni, le interpretazioni causa-effetto, ma nella teoria dei sistemi dissipativi si parla ben chiaro che tutto accade in maniera auto-regolante, ci sono continuamente degli equilibri complessi lontani dall'equilibrio a cui si assegna il nome di emergenze. [v. 1.10] E tali emergenze appaiono spontanee. La spontaneità non è casuale, ha un fondo di determinismo alle spalle, dato dallo schema di organizzazione, e non è neppure causale in senso stretto, perché c'è spontaneità. Potrebbe esserci causalità a posteriori nel senso di definizione data da un'osservazione secondo il suo dominio cognitivo e la sua osservazione globale nel contesto dell'accoppiamento strutturale osservato: sistema biologico - ambiente – osservatore, ovvero una causalità nel senso di Bohm dovuta all’esistenza di soggiacenti ordini nascosti (e sconosciuti ancora alla scienza) generativi ed implicati di vario grado, gerarchicamente intricati. Mi sto chiaramente muovendo in un campo inesplorato, sarei curioso di sapere cosa ne pensa pure Manzelli di tutto questo, per come lui ha definito l'Energia Informazione, e per sapere quale sia la natura di questa Informazione e da dove arrivi.

S: La sua natura è catalitica, pura. Nei sistemi biologici, di cui m’intendo un poco, giunge dalla fosforilazione mitocondriale come io ho dimostrato: la pressione sopra la parotide della prima gemella, fa aumentare il volume del fegato e pancreas anche dell’altra gemella a chilometri e chilometri di distanza. Il test dell’apnea fa però scomparire la realtà non locale e non succede nulla!

C: Volendo restare nella teoria autopoetica estesa, ossia non chiusa ma ampliata con il processo di strutturazione EI, poiché parliamo di sistemi aperti e lontani dall'equilibrio, si potrebbe pensare che l'EI interagisca (comunicando) con tutti i sistemi biologici di derivazione embrionaria identica presenti nell'organismo (e in alto livello EI ciò è permesso perché siamo nella realtà non locale, quindi non c'è consumo di energia e c'è simultaneità) e quindi con tutti i sistemi visti come continuamente connessi in rete (es. sistema nervoso-endocrino-immunitario), traendo da questa interazione l'Informazione, che va a denotare l'Energia Informazione ad ogni istante del processo autopoietico (di qui l'aggiornamento continuo dei parametri che vanno a materializzare lo schema sotteso al genoma umano visto appunto come rete di relazioni complessa non-lineare tra i vari geni che possono essere attivi oppure no). Del resto l'ipotesi iniziale (parametri acceso/spento a configurare l'attivazione o meno dei geni a seconda dei casi) potrebbe essere verosimile perché ciò che osserviamo a monitor, la nuvola di puntini, non sono i geni, ma è un'astrazione matematica (li avevo identificati come geni metaforicamente, per facilità di spiegazione). E l'ipotesi di parametri zero-uno è in sintonia con una visione di determinismo di fondo (schema) ma non accentuato (passo dopo passo), perché gli zero-uno sono dati non da un qualcosa già scritto ai tempi della creazione (perlomeno in senso stretto), ma dall'interazione della EI con tutti i sistemi biologici dell'organismo (a loro volta apprendenti, a loro volta interagenti con l'ambiente, a loro volta aupoietici, ma strettamente connessi ed interagenti uno con l'altro, a loro volta adattivi, apprendenti, flessibili, mutevoli) e con l'ambiente esterno. Questi parametri andrebbero istante dopo istante a denotare la sintesi di tutto il momento presente (in caso di alta EI, realtà non-locale) in modo tale da creare una configurazione parametrica ottimale dello schema, che va simultaneamente, istante dopo istante, a materializzarsi nella struttura stessa che noi osserviamo. Che ne dici?

S: E’ una teoria…difendibile.

C: Che ci sia una connessione tra la teoria del caos e il funzionamento del genoma umano è evidenziato pure dal fatto che ci sono relativamente pochi geni rispetti a quanti si pensava, ed essi regolano innumerevoli configurazioni e comportamenti. Alla base della complessità osservata c'è una semplicità disarmante, come le semplici regole fondamentali che regolano il comportamento dei quark. Così che semplicità e complessità si intrecciano in una maniera meravigliosa, come noto. Citi spesso il mit-DNA che posso intuire si tratti del DNA mitocondriale. Pare quasi che tu sappia già tutto, che l'Energia-Informazione ed il suo modo di distribuirsi in tutto l'organismo sia correlata al codice genetico dei mitocondri con i loro vettori d'energia. Giorno dopo giorno conversando con te mi si svela un disegno sempre più complesso e straordinario, cerco di aggiungere un pezzettino di puzzle alla volta, anche se chiaramente come ben sai il tutto è ben di più della somma delle sue parti.

S: Come si legge nei Prismi, secondo Adorno.

C: Nel mio essere poeta cammino in punta di piedi tra le cose scientifiche: non voglio certo rubare il mestiere ai biologi, o ai chimici, o ai genetisti. Alla fine dei conti resto un poeta, o meglio, è questo il dono che ho ricevuto, la poesia. Non mi approprio mai di nulla.

 

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