3.9 Semeiotica Biofisica e teoria del caos

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C: Reinterpreto ora i punti salienti della semeiotica biofisica quantistica, inquadrati nella teoria dell'autopoiesi e alla luce della teoria del caos. I comportamenti di sistemi con dinamiche complesse si possono studiare analiticamente e con simulazioni numeriche di modelli dinamici non lineari, visualizzandone graficamente il comportamento attraverso l’osservazione delle dinamiche dei loro attrattori e dei diagrammi di biforcazione al variare dei parametri, ecc. Quando non è conosciuta la legge, esiste l'attività contraria di indagine, ossia, la ricostruzione di un attrattore. Un sistema autopoietico è autonomo e non dipende dal tempo. Ciò basta a giustificare il comportamento dei sistemi biologici viventi nonché autopoietici nei quali si riscontrano simultaneità e sincronicità.


S: In questi casi necessariamente, seguendo Paolo Manzelli, vi è alta Energia-Vibratoria, EV, (ATP), ed elevata Energia-Informazione, EI, Energia catalitica. Senza consumo di energia e tempo, cataliticamente e simultaneamente s’intensifica la reazione: ecco perché Manzelli parla di DNA Antenna!


C: Quando c'è tempo di latenza, esso è una codificazione fatta dall'osservatore, esterno al sistema autopoietico, e testimonia la compensazione in atto nella continua autopoiesi e strutturazione dell'organizzazione autopoietica.

S: E in questi casi il livello energetico è sì fisiologico ma non tanto elevato quanto nel primo caso.

C: La realtà non - locale è quindi implicita nell'autopoiesi, sia a livello di unità semplici che composite, su qualsiasi sistema autopoietico di qualsiasi ordine.

S: La realtà locale invece ha a che fare con lo spazio fisico quadrimensionale con matrice spazio/tempo a tre DS e una DT. Il tempo è lineare, scorre, reversibile: dal passato al presente al futuro.

C: Essa si giustifica a causa della relazione tra sistemi autopoietici vicini (cellula con cellule vicine) che non necessariamente vanno a creare un nuovo sistema autopoietico. SI tratta perciò di sistemi autonomi indipendenti (interazione allopoietica). Si può osservare trasmissione di informazione ed energia. Non c'è tempo di latenza se essi nella loro interazione sono componenti di un sistema autopoietico di ordine superiore (tempo è una codificazione data solo dall'osservatore). (v. articolo su http://www.clicmedicina.it)

S: Un sistema non-lineare diventa lineare se gli tolgo EV e quindi EI. Ad esempio l’esperimento di Lory fallisce, non c’è più, cessa, se il soggetto dove si applica la stimolazione segue il test dell’apnea [v. 3.6], con conseguente compromissione dell’attività mitocondriale.

C: La compensazione ha luogo a causa di perturbazioni ambientali che comportano modificazioni strutturali (dissipative) ma sempre soggette alla forza (conservatrice) propria del sistema conservativo insito nell'organizzazione autopoietica. C'è accoppiamento strutturale tra organizzazione (conservativa) e struttura (dissipativa) per realizzare sempre e comunque l'autopoiesi. Se non si realizza l'autopoiesi ci sono distruzione e morte (nei sistemi viventi). L'osservatore misura concettualmente la compensazione come "tempo di latenza" cioè il tempo in secondi tra stimolo e comparsa del riflesso, ma il tempo non è insito nel sistema autopoietico (che agisce in maniera atemporale), come non lo sono i concetti di informazione, scopo, funzione. In un sistema vivente sano (es. l’essere umano) biologicamente parlando ci sono simultaneità, sincronicità, caos, ritmi e processi caotici "naturali" e "regolari" (i concetti "naturale" e "regolare" sono codifiche fatte dall'osservatore in una fase di descrizione: tutto ciò che è detto è detto da un osservatore, ma non sono proprietà del sistema autopoietico in sé).


S: Ma è vero anche che passato e futuro si annullano nel presente; osservatore ed osservato sono parti di un ologramma: modifichi la parte modifichi il tutto. Infatti – diceva San Tommaso ma anche Hegel – nella conoscenza pensare e pensato sono una sola cosa.

C: Se c'è alterazione (es. genetica) e/o perturbazione, temporanea, transitoria o permanente e continua, si osserva una modificazione dei ritmi "naturali" dei processi e delle relazioni tra processi. Il sistema autopoietico continua ad agire nel presente (simultaneamente e sincronicamente) perché l'autopoiesi va sempre realizzata, ed essa implica un rinnovamento continuo.


S: Ma non tutto il sistema si comporta allo stesso modo: accanto all’autopoiesi c’è la distruzione. Autopoiesi e distruzione sono regolate da un mutevole rapporto: finché prevale l’uno, gli esami del fegato – per esempio – sono ancora nella norma, ma poi no!

C: Caotino non sa nulla, non ha opinioni, non ha idee, non da giudizi. Mette sul piatto solo un po' di cose, cercando di dare loro coerenza e contiguità, ma non sono sue, non se ne appropria. E a proposito di creazione ti ringrazio perché ponendo l'accento sulla distruzione (non c'è solo autopoiesi quindi) rievochi un mio viaggio in India di 5-6 anni fa. Ho visitato un sacco di templi nell'India del Sud, tra Tamil Nadu e Kerala, e quindi ho imparato alcune delle loro tradizioni culturali e religiose. Ciò che mi è più rimasto impresso è la loro triade: Brahman creatore, Visnu conservatore, Shiva distruttore.

S: Danzante, quindi un giuoco anche la distruzione. Un filosofo americano parlava di Giuochi finiti ed infiniti, che Caotino e chi scrive giuocheranno insieme quando “Correranno a piedi nudi sulle nuvole” [v. il sottotitolo della mia Autobiografia, in rete in Leserbuch in www.ilpungolo.com].


C: Non aggiungo altro, ma credo centri qualcosa con i processi di creazione, conservazione e distruzione che avvengono nel microcosmo e nel macrocosmo, incluso il nostro corpo umano, e noi in quanto esseri umani e sistemi viventi.

S: Certamente.

C: Ti ringrazio perché mi hai confermato ciò che già intuivo: c'è in Maturana e Varela una certa esasperazione del determinismo, definendo una teoria chiusa ed inattaccabile per come è definita. Per come è definita leggo tra le righe un "giuocare in difesa", un mettere le mani avanti, un mettere giù qualcosa di robusto ed ineccepibile ergendolo a verità incontrovertibile. Probabilmente ci sono riusciti: ineccepibile sì, ma senz'anima. Volutamente non c'è nessun riferimento metafisico, per dare al loro trattato estrema rigorosità scientifica, una scientificità puramente fisica. Costruiscono un quadro teorico notevole ed inoppugnabile, innovativo, illuminante per certi versi, ma forse fin troppo rigido, chiuso in se stesso.


S: Ho sempre nutrito sospetti nei riguardi dei sistemi, perché la loro chiusura, rigidità, compiutezza, perfezione è - per me - l’esatto contrario di tutti gli aspetti della vita e quindi della vita, dove regna l’apertura, la flessibile adattabilità, l’incompiutezza che ci assicura il Progresso, la bellezza dell’imperfezione.


C: Manca ad esempio l'elemento Brahman: sposano in pieno l'evoluzionismo e Darwin, ma allo stesso tempo negano la creazione (pare esserci un ateismo di fondo).

S: Per me e per Cornelio Fabro, lo stesso padre del meccanicismo deterministico, della “Res cogitans a cogitata”, Cartesio, come uomo era un “poveretto” (visse nel Midì e andò a morire nel freddo Nord per dire di essere stato ospite di una regina), era un ateo, ponendo l’Essere come fondato e l’ente come fondatore!

C: Manca ad esempio l'elemento Shiva: negando la creazione, o non trattandola, non trattano nemmeno la distruzione, non se ne occupano.

S: E i poveretti non sanno il valore dell’attività di Visnu: certamente è essenziale la Creazione, come certo è inevitabile la Distruzione di tutto quanto riceve l’essere (il creato), che non è l’Essere. Proprio per questo c’è un terzo elemento che compare sempre a formare la trinità: Zona Bianca, Grigia e Nera, oppure, Manzelli docet, EM, EV e dulcis in fundo EI, o energia pura, da inserire nell’ipotesi Organizzazione - Struttura per completare la Trinità alla base (secondo me) dell’autopoiesi!

C: Ecco perché ti ringrazio: mi sfuggiva qualcosa, ed ora il quadro mi pare completo. O forse no.

S: No, fino a ieri lo era. Oggi forse sì, se teniamo sempre presente l’esistenza della Forma trinitaria anche nel Mondo che il Tempo consuma.

C: E' sempre meglio lasciare un po' di dubbio, un po' di incertezza. Ci occupiamo di verità scientifiche, non di Verità, la Verità è qualcosa di forse troppo grande per noi.

S: Ricorda, come faccio io sempre, San Gregorio Nisseno (VI sec.): "E de gnosis agapè ginetai" ossia "La Conoscenza si sublima in Amore". Infatti, il compimento dell’umana conoscenza si raggiunge (Sant’Agostino mi aiuti) quando, raggiunti i più alti spazi sopra di noi che affascinarono Kant, compiuta un’inversione di rotta di 180 gradi (o giù di lì), la coscienza noetica s’inabissa nel Profondo dell’anima, motivo di godimento spirituale per Kant, ed è lì che avviene l’incontro e l’unificazione tra Conoscenza Sublimata ed Amore. Io, eterno nostalgico della Verità, credo fermamente che sia così, e per questo provo un’eterna nostalgia del futuro!

C: Ma c'è un'altra cosa che mi sfuggiva, ma che intrinsecamente credo di sapere da sempre, e spero sia verità: siamo fatti d'amore.

S: Direi, vedi sopra: siamo fatti d’Amore, perché siamo i figli dell’Amore-Verità.

C: Il nostro corpo-mente funziona in modo così complesso e meraviglioso, che per spiegarlo non possiamo far finta che non ci sia un Amore con l’A maiuscola alle spalle di tutto ciò che umilmente e pazientemente, usando un intelletto limitato, cerchiamo di comprendere (perlomeno in qualche frammento).

S: Perfetto.

C: Il sistema autopoietico è sotto l'influsso di un’organizzazione autopoietica che agisce sempre su di esso: auto-produzione, auto-regolazione, auto-referenzialità, ricorsione, circolarità. L'organizzazione autopoietica è conservativa, e la sua dinamica conservativa agisce (per realizzare continuamente l'autopoiesi) attraverso un processo di materializzazione/strutturazione continua sulla sua struttura (che è un sistema dinamico non-lineare dissipativo, quindi in continuo movimento e connotato da equilibri complessi e caotici come attrattori strani in condizioni fisiologiche di piena salute).

S: Certamente!


C: Se mi metto nei panni della struttura autopoietica (dissipativa), agisco sempre soddisfacendo (o cercando di soddisfare) l'autopoiesi (ossia la mia organizzazione) in maniera simultanea e sincronica ad essa (non c'è causa-effetto, input-output, e la dimensione è atemporale). Se c'è una tendenza alla patologia (o se c'è patologia), l'organizzazione mi orienta sempre e comunque verso la sopravvivenza innestando e materializzando dei meccanismi di compensazione, per tentare di ripristinare tale simultaneità e sincronicità. Nel momento in cui mi auto-regolo, e mi auto-produco, non ho scopi, funzioni, non conosco il disegno sotteso e l'obiettivo finale da raggiungere, non c'è orizzonte temporale e suddivisione conscia di processi di relazione in un arco temporale (c'è atemporalità).

S: Vedi sopra la co-presenza di realtà differenti.

C: Nei panni quindi della "mente" del sistema biologico vivente autopoietico (es. sistema nervoso, sistema immunitario,.), se c'è patologia, l'autopoiesi continua a funzionare pienamente (l'organizzazione rimane intatta, è un sistema conservativo, e se non ci fosse, il sistema si disintegrerebbe, la struttura sarebbe disintegrata, sparirebbe la vita), l'organizzazione è stabile, continua e sempre attiva, perché non ci sono vie di mezzo: o c'è autopoiesi (e vita) o non c'è; o c'è vita o non c'è vita (non c'è mezza vita o mezza morte come nel gatto mezzo vivo mezzo morto di Schrödinger).

S: Non ho mai veduto di buon occhio la visione manichea: in realtà (vedi sopra) osserviamo Zona Bianca, Zona Grigia e Zona Nera. Concursus oppositorum, inevitabile strumento per il plotiniano Ritorno!


C: Finché c'è vita c'è speranza! Se non c'è autopoiesi il sistema si disintegra, passa a qualcos'altro (es. morte). C'è una sola organizzazione, lo schema astratto della vita (autopoiesi) e differenti possibili strutture. Una struttura sana (fisiologica) è caotica, se c'è patologia si osserva ciclo limite, periodico o quasi periodico, stabile o instabile, proprio della Zona Grigia, se invece c'è cronicità si osserva un equilibrio di punto fisso.

S: A questi stadi del sistema dinamico corrispondono alti livelli di EV (Energia Vibrazionale).

C: Nella "mente" dei macro-sistemi biologici (macro nel senso che il sistema nervoso e quello immunitario coinvolgono sistemi biologici autopoetici di ordine inferiore, ad esempio le singole cellule) interagenti, secondo sintesi, ed in maniera sistemica, c'è quindi una "mente" sintesi di un sistema autopoietico che si fonda su un'unità composita (es. sistema psico-neuro-endocrinoimmunitario). Se il sistema è integralmente sano, si osserva una realtà non-locale, c'è simultaneità e sincronicità. Se c'è patologia, l'autopoiesi è comunque presente (ovviamente), c'è sempre vita, e quindi la "mente" del sistema agisce sempre nel presente: non c'è scopo, non c'è funzione, non c'è trasmissione di informazione (secondo la teoria dell'autopoiesi, nel senso che l'informazione è solo una codificazione fatta dall'osservatore in quanto osservante e descrivente il sistema, perché un sistema autopoietico basta a se stesso, non c'è input-output, è circolare, chiuso, quindi auto-sufficiente, auto-regolante, auto-referenziale). Come spiegare allora la realtà locale?

S: Come conseguenza della diminuzione di EV (energia vibrazionale) ed EI (energia informazione) ma con aumento della EM (energia materia). Ad esempio, quando la respirazione mitocondriale funziona male aumenta l’acido lattico (M) e diminuisce ‘ATP’(EV). Ciò succede per il principio di conservazione dell’energia: se aumenta un tipo di energia, diminuisce l’altro (o gli altri) nelle stesse proporzioni.

C: Come spiegare allora lo spazio-tempo e la trasmissione di informazione nello spazio tempo (ed il tempo di latenza, come scritto nell'articolo "Semeiotica biofisica quantistica")?

S: Ciò si capisce da quanto scritto sopra: considerata la realtà formata da materia-energia, energia vibratoria e – come insegna Manzelli ma ignorata– Energia-Informazione, ecco che la matrice S/T è quadrimensionale ma con 2 DS e 2 DT. Manzelli parla della clessidra: nel punto che unisce il recipiente superiore a quello inferiore, lì si realizza la realtà non-locale e il passato (scendere del granello) e il futuro (allontanarsi in basso) si annullano nel presente.

C: Come spiegare il consumo di energia?


S: Questo avviene necessariamente nella realtà locale: nel primo caso (realtà non – locale) la reazione è catalitica, simultanea, senza dispendio energetico: il catalizzatore di una reazione non si consuma!

C: Tutto ciò ha un senso solo nel dominio dell'osservatore?

S: No, perché l’osservatore si osserva; noi formiamo una sola realtà. Lasciamo la Res Cogitans e la Res cogitata a Cartesio ed al suo determinismo.

C: Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore.

S: Che dice Proust fa parte della stessa realtà, e vive senza conoscerla e conoscerci. Noi, caro Caotino formiamo ipotesi ardite e congetture audaci. La Verità la conosceremo “Quando si spegnerà la luna”.

C: Egli vede tutto questo perché mette in relazione il sistema, l'ambiente e se stesso: interazione di sistemi autopoeitici indipendenti (descrizione allopoietica) che non formano necessariamente un nuovo sistema autopoeitico. Se ci mettiamo nei panni della "mente" del sistema, della "mente" dell'organizzazione materializzata/strutturata in struttura autopoietica, essa non pensa, non ha scopo, funzione, non vede trasmissione di informazioni, non le orienta. C'è l'ispirazione continua dell'organizzazione, che orienta la "mente", istante dopo istante, materializzandosi quindi in struttura dissipativa nello spazio fisico, istante dopo istante, ma sempre nel presente (c'è atemporalità). Così che ad ogni istante c'è autopoiesi, c'è simultaneità, c'è sincronicità (ma non c'è causa-effetto, non c'è input-output). Causa effetto, input-output c'è solo a livello grossolano quando c'è un osservatore che mette insieme sistema osservato, ambiente e chiaramente lui stesso col suo dominio di cognizione e di descrizione. Ciò che accade nell'istante precedente, a livello autopoietico, non determina ciò che accadrà nell'istante successivo. Ciò perché c'è un aggiornamento continuo, ininterrotto del processo di strutturazione dall'organizzazione (sistema conservativo), alla struttura (sistema dissipativo). [v. 1.13, 2.2, 2.3] Il processo di materializzazione/strutturazione opera perché alle sue spalle c'è l'ispirazione continua dell'organizzazione immutevole, c'è la tendenza a rispettare l'ottimalità a livello astratto che è data dallo schema di organizzazione, e quindi il processo di materializzazione/strutturazione è un processo vitale, è un processo in cui vita e sopravvivenza giuocano il ruolo primario e più importante. Se c'è patologia (o tendenza alla patologia, o patologia potenziale) si attuano nella struttura meccanismi di auto-regolazione, di auto-compensazione, volti alla sopravvivenza dell'organismo, e sono tutti processi interni, indipendenti da qualsiasi concettualizzazione tipo: funzione, scopo, trasmissione di informazione ed energia. Tale processo di sopravvivenza è spontaneo, simultaneo, sincronico, e viene aggiornato istante dopo istante, secondo criteri dati dall'organizzazione e dalle relazioni sui processi che essa definisce ad esempio in casi di emergenza. [v. 0.1, 1.4 1.10 e 1.11], Ma c'è rinnovamento continuo. C'è azione continua nel tempo presente, c'è aggiornamento e apprendimento continuo (tenendo sempre conto delle perturbazioni ambientali) come la camminata di una formica [v. 1.9]. Se tu corri, corri nel presente. Se a fianco a te cammino, cammino nel presente. Se ci muoviamo sullo stesso sentiero, partendo nello stesso istante dallo stesso punto, io che cammino, cammino nel presente, ma contemporaneamente cammino nel passato (sulle tue impronte) di te che stai davanti a me, e allo stesso modo tu che corri nel presente, cammini sul mio futuro. C'è osservazione, sistemi di riferimento, relatività, spazio-tempo, e contemporaneamente sistemi indipendenti.

S: Certamente, senza perdere di vista, accanto all’organizzazione e alla struttura diveniente, l’Energia-Infomazione, come accade nei sistemi biologici.

C: Se osservo il tempo di latenza, esso non è quindi intrinseco e proprio del sistema (che continua ad agire nel presente, è atemporale), ma è dipendente dall'osservatore, dal suo dominio di cognizione e descrizione e misura, dalla sua osservazione nell'interazione sistema-ambiente-osservatore stesso.


S: Un momento! Io stimolo i trigger-point esofagei (punti cutanei corrispondenti all’ esofago) con un pizzicotto cutaneo persistente: lo stomaco si dilata nel sano dopo otto secondi, perché l’acidosi che provoco per via simpatica riflessa nell’esofago insorge in quel preciso momento (simultaneità). Manzelli si è complimentato perché ho scritto “I riflessi non sono riflessi!”.

C: E qui siamo fuori dall'autopoiesi. L'autopoiesi basta a se stessa, ed è sempre nel presente.

S: L’Autopoiesi ha bisogno di Energia Informazione o energia pura!

C: In quanto osservatore osservo una concatenazione di processi autopoietici, ossia di materializzazioni di uno schema autopoietico, schema la cui energia è pura, catalitica. Questa è osservazione, non è la realtà circolare (con "tempo" in un certo senso circolare), autopoietica. Ciò ha importanti implicazioni. Ad esempio, desideri ed aspettative dipendono dal tempo, dall'attesa che si verifichi un evento, secondo un orizzonte temporale. Nell'autopoiesi non ci sono desideri ed aspettative, c'è indipendenza infatti dal tempo, e quindi indipendenza da essi stessi e viceversa. Analogamente l'attaccamento dipende dallo spazio fisico. Se non c'è altro spazio oltre a quello autopoietico (sistema autonomo, chiuso, circolare, auto-referenziale), nell'autopoiesi non c'è attaccamento oltre al suo spazio definito come unità, ad altre unità. Questo è ciò che suggeriscono anche le antiche filosofie e mistiche orientali. I sistemi biologici viventi sono circolari, chiusi (in senso autopoietico, benché aperti all'ambiente per scambio di energia), autonomi, e non dipendono dal tempo. Finché c'è autopoiesi quindi non c'è tempo. C'è apprendimento, compensazione, adattabilità, auto-regolazione, aggiornamento continuo, rinnovamento continuo, istante dopo istante [v. 2.3]. Non c'è quindi dipendenza dal passato, dalla memoria, dalla storia (anche in un quadro evolutivo, i componenti di una struttura autopoietica sono attuali, reali, fisicamente presenti, non sono altro da essi, non sono componenti "passati"), e neppure dipendenza dal futuro. Semplicemente non esistono nel contesto autopoietico tutti questi fattori. Nell'accoppiamento strutturale però tra organizzazione e struttura ci sono diversità di strutture, in corrispondenza di un'unica organizzazione. C'è mutamento. Il mutamento è ciò che l'osservatore osserva e misura, paragonando due stati diversi, fermandoli, fissandoli, e indicizzandoli nel tempo e nello spazio secondo determinati parametri descrittivi. L’immagine di un ruscello è emblematica. Il ruscello può essere studiato seguendo un oggetto (ad esempio un tronco) che fluisce in esso, in un processo temporale. Oltremodo, è pure possibile considerare l’intero ruscello nella sua interezza, nella sua totalità. Il fiume in questo caso è solo un’immagine: il flusso essenziale non è da un posto ad un altro ma un movimento interno ad esso. Il ruscello considerato nella sua interezza è senza tempo; c’è un movimento al di là del tempo. Nella "mente" del sistema autopoietico c'è mutamento, c'è il senso del mutamento?

S: A mio parere c’è senz’altro ed è collegato all’adattamento. Il caos è anche possibilità di adattamento.


C: Verrebbe da rispondere di no, perché il mutamento è indicizzato nello spazio-tempo. Come quando io cresco, mi rinnovo continuamente, ma non percepisco il mio mutamento psicofisico, ad esempio, nell'istante in cui muto. Lo posso fare solo a posteriori, a livello di autocoscienza, osservandomi in relazione al mio dominio descrittivo e cognitivo, all'ambiente e allo spazio-tempo (ma così esco dall'autopoiesi). La formica è sempre nuova ad ogni istante, nel suo movimento aggiorna continuamente i parametri, si muove in modo non-lineare (ma non sa che si sta muovendo così) e fa parte di un sistema sociale (autopoietico?) al quale ubbidisce secondo la sua organizzazione intrinseca. C'è aggiornamento continuo, adattamento, perché ci possono essere shock e perturbazioni continue, quindi occorre ricettività, sensibilità, attenzione costante e continua, non ci sono pause nella vita (guai se il cuore cessa di battere, guai se cessiamo di respirare). [v. 1.9]

S: La vita è movimento, il "Panta rei" di Eraclito.

C: Tutto ciò ha forse implicazioni profonde da sviluppare in altre ricerche. Non ci può essere scopo o funzione, poiché scopo o funzione implicano linearità, costanza delle condizioni interne ed esterne, (autopoietiche ed allopoietiche), un sistema di riferimento spazio-temporale, ed essendoci invece piccole e grandi perturbazioni e shock (esogeni ed endogeni) essi perdono la loro ragion d'essere (se ci fossero essi andrebbero paradossalmente aggiornati modificati e rinnovati ad ogni istante, e quindi si annullerebbero per quanto detto sopra): nel mutamento continuo non ci sono, e comunque per come è definita l'autopoiesi presuppongono l'interazione con l'osservatore e la descrizione e comprensione della loro relazione con l'ambiente (e ciò contraddice la definizione stessa di autopoiesi).

S: Interazione certamente sul piano noetico, ma oserei dire anche ontologico: siamo parte di una realtà.

C: Ad esempio un sistema autopoietico è il sistema nervoso. Il sistema nervoso funziona sempre nel presente. Il presente è l'intervallo di tempo necessario affinché un'interazione abbia luogo. Il passato, il futuro e il tempo esistono solo per l'osservatore.

S: Ma in questo caso l’osservatore è il proprio cervello a mio parere!


C: Tutto ciò che è detto è detto dall'osservatore. Ogni parte del sistema nervoso è in generale in relazione con tante altre parti. La sua architettura è geneticamente determinata e raggiunta attraverso l'evoluzione. Ci sono variabilità genetica e variabilità delle interazioni. Il sistema nervoso interagisce solo con relazioni (interazioni fisiche). L'organismo si comporta sempre nel presente. I sistemi viventi sono conservativi e pure adattativi; un organismo modifica il comportamento di un altro organismo interagendo od orientando. Il pensiero è indipendente dal linguaggio. Per mantenere la circolarità basilare c'è il processo di apprendimento che è la trasformazione grazie all'esperienza del comportamento di un organismo a tal fine. Ciò nonostante il sistema funziona nel presente e per esso l'apprendimento avviene come un processo atemporale di trasformazione (ciò si può dire a posteriori soltanto, non c'è auto-coscienza istantanea, non ci sono scopo e funzione per i quali agisce). Il sistema nervoso apprendente è un sistema deterministico con un'organizzazione relativistica auto-regolante. Nel comportamento delle cellule nervose non c'è significato, c'è solo descrizione dell'osservatore. I cambiamenti possono essere conservativi (le relazioni cambiano) od innovativi (i componenti cambiano). I sistemi autopoietici sono conformi all'organizzazione autopoietica che è omeostatica (conservatrice). A livello intrinseco la simultaneità non viene mai violata. Noi osserviamo concatenazioni di processi, che ci suggeriscono di codificarli secondo il tempo che passa, ma è solo la nostra osservazione. Intrinsecamente c'è sempre simultaneità, in ogni situazione vitale. In situazioni di emergenza (transitorie o permanenti) c'è ri-strutturazione. [v. 1.10] La ri-strutturazione induce la nostra codificazione secondo il nostro dominio cognitivo e descrittivo, ed essa si esprime in termini di tempo. Nella ri-strutturazione c'è una continua azione simultanea e sincronica, istante dopo istante, che però ai nostri occhi appare come una successione di eventi "causa-effetto" inseriti nella nostra codificazione spazio-temporale (esempio: trasmissione di informazione nello spazio-tempo). La rii-strutturazione ha i caratteri della simultaneità e della continuità, ad ogni istante. Il processo di materializzazione (attraverso l'immissione di Energia-Informazione) da organizzazione a struttura (autopoiesi) si aggiorna continuamente, in maniera simultanea e continua (nonché discontinua e non-locale, secondo Bohm). Nell'ambito dello studio dei sistemi dinamici non lineari osserviamo a monitor come si modifica il mio bell’attrattore caotico, istante dopo istante, facendo variare solo un parametro, e lasciando fissi tutti gli altri. Se l'attrattore "collassa" a ciclo limite, c'è una diminuzione di complessità, c'è una riduzione di entropia, c'è perdita di qualità ed informazione. E' però improprio dire che l'attrattore si trasforma in ciclo limite (per il fatto che c'è simultaneità nel continuo accoppiamento strutturale nell'autopoiesi dei sistemi biologici viventi, non c'è causa effetto). Il tempo di latenza è l'intervallo di tempo necessario affinché si produca un’interazione. Se il tempo si dilata, non c'è tempo-dipendenza, perché all'interno di tale intervallo di tempo si producono altre interazioni (impropriamente chiamate di transizione, ossia chiamate così dal punto di vista dell'osservatore; esse infatti sono indipendenti dall'osservatore e dal suo dominio descrittivo ed inoltre indipendenti una dall'altra dal punto di vista del sistema autopoietico in sé). Perciò ogni configurazione dell'attrattore (caotico, ossia in realtà non-locale) non dipende dalla configurazione precedente, non dipende dal passato, ma solo dallo specifico set di parametri che lo caratterizza in quel determinato istante. Questa impostazione concorda molto con l’antica filosofia cinese, secondo la quale ogni momento e ogni punto racchiudono la sintesi di tutto l’universo in quel preciso istante. Non si considerano la causalità e la sequenza degli eventi, bensì la sincronicità (termine coniato da C.G. Jung) che tiene conto della coincidenza degli eventi. Ne “I Ching”, ad esempio, l’esagramma elaborato in un dato momento coincide con questo momento anche nella qualità, e non soltanto nel tempo. Esso è l’esponente del momento in cui si realizza, in quanto è concepito come un indicatore della situazione essenziale prevalente al momento della sua origine. Analogamente in un dialogo tra David Bohm e Krishnamurti si dice: “La creazione è eternamente nuova, c’è un movimento che non è movimento. L’universo non è governato dal suo passato. Esso crea certe forme che sono relativamente costanti, per modo che coloro i quali lo osservano superficialmente, vedono soltanto questa costanza, ed esso sembra perciò determinato dal passato. L’universo è quindi creativo, in movimento, e questo movimento è ordine.”

S: Finché alto rimane il livello di EI.

C: Tornando all’attrattore, essendo i parametri mutevoli nel tempo, a causa delle interferenze, dei mutamenti e dell'interazione ambientale, e per via delle dinamiche interne (parametri apprendenti, da intendere anch'essi come pseudo - variabili sensibili e continuamente in fase di "learning"), ciò ci può dare la sensazione di tempo-dipendenza. Conseguentemente se osserviamo un attrattore caotico nella sua transizione a ciclo limite, e lo fotografiamo ad ogni istante, ogni foto di questa ristrutturazione fa storia a sé, non dipende dalla foto precedente, e non influenza la foto successiva. Perché? Perché l'accoppiamento strutturale nasce e muore ad ogni istante, in un mutamento ed aggiornamento continuo nel rispetto dell'autopoiesi (organizzazione conservativa).

S: Perlomeno nei sistemi biologici, finché l’EI è conservata elevata.

C: Ciò implica che la trasformazione sequenziale che osserviamo "vedendo" a poco a poco un attrattore strano trasformarsi in ciclo limite è illusoria, e dipende solo dal nostro punto di vista e dominio descrittivo e di cognizione, come quando "vediamo" un’onda muoversi sul mare (in realtà non si muove: esempio classico per spiegare la dualità onda-particella).

S: Infatti, ma c’è molta energia-informazione.

C: La tempo - dipendenza è quindi illusoria, una proiezione del nostro mondo che generiamo secondo le nostre credenze e capacità di vedere. Nell'accoppiamento strutturale organizzazione-struttura, c'è iterazione continua, circolarità, ricorsività: organizzazione - processo di strutturazione - struttura - organizzazione - processo di strutturazione - struttura.

S: Alla presenza di quanto sopra!

C: Ma tale processo non va visto in termini di causa-effetto: l'organizzazione è sempre la stessa, è conservativa e autonoma, quindi una struttura a qualsiasi istante non si può intendere come output che diventa input per una nuova ri-organizzazione; non c'è feedback in questo senso. L'organizzazione è sempre costante. La struttura è dissipativa. Ciò che diventa input per l'organizzazione ad ogni istante sono solo i parametri che ad ogni istante mutano, apprendono, e determinano una nuova struttura attraverso il processo di strutturazione dell'organizzazione. Una volta materializzata, una volta presa forma, una volta nata, la struttura già muore. Ci sono nascita e morte continue. Essa non determina una nuova struttura, perché ogni struttura è sempre determinata attraverso il processo di materializzazione dello schema astratto, dell'organizzazione autopoietica. Ogni nuova struttura quindi non guarda se stessa, non dipende dalla struttura precedente, e non determina quella successiva (ogni miliardesimo di secondo l’ordine esplicato guarda l’ordine implicato ed interagisce con esso, in un feedback incessante, in un processo continuo di implicazione ed esplicazione grazie all’olomovimento ovvero al processo di strutturazione-destrutturazione secondo il principio di Energia Informazione) [v.2.3]. Come inquadrare tutto questo nel decadimento da realtà non-locale a realtà locale (euclidea) con tempo-dipendenza?

S: Ripeto, in base all’esperienza della simultaneità che cessa nell’esperimento di Lory se l’esaminando non respira (v. 3.6, test dell’apnea), il venir meno dell’EV, causa del venir meno dell’EI, comporta che la realtà non-locale passa a realtà locale.

C: Cosa si osserva nella realtà locale? Un ciclo limite?

S: Per un certo livello energetico EI osserviamo ancora le due realtà a fianco: analogamente, la particella (localizzata) è affiancata all’onda (de-localizzata). Più l’EI diminuisce più aumenta la realtà locale, EM.

C: Se si osserva un ciclo limite ciò ci fa dire che c'è stata perdita di informazione, diminuzione di entropia, perdita di qualità nel sistema.

S: Sì!

C: A quel punto chi riconosce la perdita di qualità ed informazione? E chi suggerisce l'immissione di informazione (energia-informazione) per compensare quest’occorrenza? Può essere solo l'organizzazione che attraverso l'accoppiamento strutturale (processo di materializzazione, immissione di energia-informazione) tende a ripristinare un sistema dinamico "naturale", caotico, ma fedelmente al suo schema di organizzazione (fedelmente all'autopoiesi), non sulla base della struttura "attuale" che noi possiamo osservare. Il progetto, la legge astratta "deterministica" che determina le relazioni astratte tra processi è chiamato organizzazione [v. 2.3]. Il processo di strutturazione che dà forma alla struttura appare sul mio monitor osservando le dinamiche e l'evoluzione dell'attrattore, mutando di volta in volta i parametri del sistema. La struttura cambia perché cambio i parametri, la legge è sempre la stessa. Se cambio i parametri in maniera significativa, osservo ad esempio due strutture completamente differenti una dall'altra (ad esempio: attrattore strano e ciclo limite). Se ciò avviene di colpo, improvvisamente, e non gradualmente, osservo un salto (non si può osservare nessuna relazione tra le due strutture) [v. salti quantici, 2.1 e ss.]. Ho estremizzato l'esempio per porre l'attenzione sul fatto che le due strutture sono indipendenti, benché entrambe facciano riferimento alla stessa legge (organizzazione). Una struttura quindi non determina la successiva, e non è determinata dalla precedente: è sempre l'organizzazione, la legge, il progetto, il fattore determinante attraverso il continuo accoppiamento strutturale alla presenza di EI. Che questo sia vero sia per individui fisiologicamente sani, sia per esseri umani con patologia (o transitoriamente perturbati ad esempio con il test dell'apnea)? Si può ragionevolmente rispondere in maniera affermativa, perché anche in una situazione che ci fa dire con certezza - "C'è patologia!" - c'è comunque vita e autopoiesi, e l'autopoiesi è per definizione atemporale, e in essa intrinsecamente la codificazione che noi diamo con i concetti "scopo" e "funzione" non ha ragion d'essere. "Per capire in generale di che cosa tratti il libro dei mutamenti è imperativo buttare a mare certi pregiudizi della mentalità occidentale. E' curioso che un popolo dotato e intelligente come i cinesi non abbia mai prodotto ciò che noi chiamiamo scienza. La nostra scienza però si basa sul principio di causalità, e la causalità è considerata verità assiomatica. Un grande cambiamento è ormai avvenuto. Ciò che la "Critica della ragion pura" di Kant non ha potuto fare lo sta facendo la fisica moderna. Gli assiomi della causalità sono scossi nelle loro fondamenta: ora sappiamo che quelle che noi chiamiamo leggi di natura non sono altro che verità statistiche, costrette perciò ad ammettere eccezioni. Non abbiamo tenuto abbastanza conto del fatto che, per dimostrare la validità invariabile delle leggi di natura, abbiamo bisogno del laboratorio con le sue incisive restrizioni. Va benissimo dire che il cristallo di quarzo è un prisma esagonale. In natura non si trovano due cristalli esattamente uguali, benché tutti siano palesemente esagonali. La forma reale tuttavia sembra sollecitare il saggio cinese ben più di quella ideale. La confusa congerie di leggi naturali che costituisce la realtà empirica contiene per lui un significato ben più importante che non una spiegazione causale di eventi che poi devono di regola essere separati l'uno dall'altro prima che si possa discuterne in maniera appropriata. Il modo in cui il libro dei mutamenti tende a considerare la realtà implica un giudizio poco favorevole per i nostri procedimenti causalistici. L'istante che sta sotto osservazione appare all'antica visione cinese più come un "colpo di fortuna" che come il risultato ben definito di catene causali concorrenti. Ciò che interessa sembra essere la configurazione che gli eventi accidentali assumono al momento dell'osservazione, e niente affatto le ragioni ipotetiche che apparentemente rendono conto della coincidenza. Mentre la mentalità occidentale pone ogni cura nel vagliare, pesare, scegliere, classificare, isolare, l'immagine che il cinese si fa del momento racchiude ogni cosa fino al più minuto e assurdo particolare, perché l'istante osservato è il totale di tutti gli ingredienti.[v.2.3] In altre parole l'inventore de I Ching, era convinto che l'esagramma elaborato in un dato momento coincidesse con questo momento anche nella qualità e non solo nel tempo. Per lui l'esagramma era l'esponente del momento in cui si realizzava in quanto l'esagramma era concepito come un indicatore della situazione essenziale prevalente al momento della sua origine. Questa teoria implica un certo strano principio che io ho denominato sincronicità, un concetto che formula un punto di vista diametralmente opposto a quello della causalità. Quest'ultimo, essendo una verità meramente statistica e non assoluta, è una specie di ipotesi di lavoro sul modo in cui gli eventi evolvono l'uno dall'altro, mentre la sincronicità considera particolarmente importante la coincidenza degli eventi nello spazio e nel tempo, scorgendovi qualche cosa di più che il mero caso, e cioè una peculiare interdipendenza degli eventi oggettivi tra loro, come pure tra essi e le condizioni soggettive (psichiche) dell'osservatore o degli osservatori. L'antica mentalità cinese contempla il cosmo in una maniera paragonabile a quella del fisico moderno, il quale non può negare che il suo modello del mondo sia una struttura decisamente psicofisica. L'evento microfisico include l'osservatore esattamente come la realtà che forma il sostrato de I Ching abbraccia le condizioni soggettive, ovvero psichiche, nella totalità della situazione momentanea. Come la causalità descrive la sequenza degli eventi, così per la mentalità cinese la sincronicità considera la loro coincidenza” - C.G. Jung. Jung non conosceva la semeiotica biofisica, l'autopoiesi, l’ordine implicato di Bohm, la teoria del caos, ma aveva buone intuizioni.


S: Qualsiasi attività terapeutica è passibile di valutazione con la Semeiotica Biofisica: su questo non ci piove. Pensa a cosa ti dico. Ecco un’applicazione dell'esperimento di Lory: una paziente soffre di Periartrite Omero-scapolare calcificata o M. di Dulay a Destra, radiograficamente documentata. La pressione "lieve" sull'articolazione di Sinistra, la contro laterale sana, provoca un normale riflesso gastrico aspecifico (mio sito, Pagina Tecnica N°1). Al contrario, la pressione manuale intensa (aumento della microcircolazione locale e quindi della EV) applicata sopra l'articolazione sana provoca simultaneamente il riflesso gastrico aspecifico litiasico (lo stomaco si dilata e quindi si riduce di 1/3 = deposito di calcio). Morale: a normale livello di EV (che si trasforma in EI) la realtà è locale, ma ad alto livello energetico (EI) la realtà è non locale; nelle particelle subatomiche dei tessuti di stessa origine embrionaria, la materia-particella in parte diventa onda.

 


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