4.1 Amore è.. Comprensione

 

Ieri è soltanto un sogno, il domani una visione; ma l’oggi vissuto bene fa di ogni ieri un sogno felice e fa di ogni domani una visione di speranza.
Kalidasa

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C: Comprendere è diverso da capire. Il capire si collega con la mente: capisco una lingua straniera, un discorso, il significato di un libro, un gesto, un atteggiamento, un comportamento in base alle mie conoscenze, alle mie esperienze, alla mia intelligenza. Comprendere è qualcosa di più profondo. Io prendo con me. E' qualcosa che accorcia le distanze, che avvicina, che unisce e ci dà la dimensione della nostra esistenza in comunione con gli altri e con il mondo intero. Io comprendo te.


S: Qualcosa che ha a vedere con l’einsteiniano “Die Einfuhlung” (empatia con la natura).

C: Comprendo le tue dinamiche, ogni tuo movimento, gesto, pensiero, parola, azione, in quanto tuoi personali e in quanto frutto del tuo percorso, della tua evoluzione, delle tue relazioni con gli altri, nel tempo e nello spazio. In questo modo ogni minimo evento o situazione assume un significato, ha una spiegazione, non in quanto isolata e presa a sé stante, bensì per il fatto che emerge da una fitta rete di relazioni, scambi, apprendimenti, influenze ambientali, crescite individuali e collettive. La comprensione di tutto ciò che sta fuori di me, la mia comprensione esterna diviene più facile se preventivamente e comunque contemporaneamente è assistita da una comprensione personale, interna, delle mie dinamiche interiori, della mia evoluzione, della mia crescita, di ciò che ho imparato, di ciò che sto imparando e sto mettendo o meno in atto.

S: La comprensione è espressione di informazione rielaborata dal cervello di chi conosce.

C: In questo modo comprendo il mio grado di evoluzione e lo aggiorno quotidianamente, istante dopo istante. Allo stesso modo comprendo o cerco di comprendere il tuo status, il tuo grado di evoluzione, le tue dinamiche. Così comprendo i miei fratelli, i miei genitori, i miei nonni, il mio partner, i miei figli, gli amici, i conosciuti e gli sconosciuti. Comprendo che ciascuno di noi è in cammino: chi lento, chi veloce, chi agile, chi un pò a fatica. Tutti stiamo imparando in questa meravigliosa scuola che è la vita. Quasi sempre il nostro grado di evoluzione è diverso uno dall'altro. Ciò dipende da diversi fattori: l'età, le esperienze avute, gli insegnamenti appresi, i talenti naturali, i doni ricevuti, la volontà di ricerca e di migliorarsi. Un bambino che ancora non ha imparato a leggere e scrivere calpesta un giardino al cui inizio c'era un cartello che vietava di farlo, è da comprendere, non si può rimproverare proprio perché non poteva saperlo. E così, se superficialmente percepisco e penso che qualcuno mi stia trattando male, in quel momento non sono nell'amore, non lo sto comprendendo.

S: Ecco appunto: l’Amore sublimazione della Conoscenza.

C: Può avere o avere avuto delle difficoltà, è sicuramente giunto a un punto del suo cammino leggermente diverso dal mio, il suo grado di evoluzione è diverso, la sua stessa comprensione è diversa. Vede, agisce, pensa, si esprime in maniera differente, la sua percezione del mondo, delle cose e degli eventi non è la mia. E al suo interno come sta? La sua anima com’è messa? Qual è il suo grado di purezza, semplicità, umiltà? Quando io comprendo te, tu diventi parte di me.

S: Dice Manzelli giustamente che non c’è soggetto-oggetto nella conoscenza. Pensiero anche di Hegel, San Tommaso e Aristotele. Oggi però lo comprendiamo mediante l’entanglement [v. 2.2].

C: Non ti giudico più. Non sono più rigido, divento molto più flessibile. Anche se tu mi dovessi trattare in una maniera difficile da accettare, comprendo la tua sofferenza, le tue difficoltà, il tuo cammino, la tua evoluzione, il tuo desiderio di diventare amico della vita, benché ancora fatichi a riuscirci. E per tutti questi motivi ti tendo la mano, e a te mi avvicino. In questo modo la comprensione ci garantisce la pace, e riempie e ci riempie di gioia. Essa può essere contagiosa. Ha bisogno certo di validi aiuti: la pazienza, il silenzio, l'ascolto, l'introspezione, la calma, l'autocontrollo, un certo grado di sensibilità, tanto per citarne alcuni. Se però mi arrabbio, se nutro risentimento, se non mi prodigo per qualche buona causa, se non aiuto, se fingo di non vedere o non ascoltare, se reagisco con violenza nei gesti, nei pensieri, nelle parole, negli atti, se mi mostro insofferente, impaziente, intollerante, se non ascolto, se sono pieno d'ira, d’invidia, di gelosia, allora in quel momento non c'è comprensione in me e fuori di me. E quando non comprendo, non sono nell'amore, in me non c'è amore.

S: I vecchi per i Romani, e non solo, erano anche saggi: muore un vecchio, brucia una libreria. E’ dei vecchi la prudentia!

C: Sarebbe utile non fermarsi solo alla comprensione immediata, visibile e diretta. Non ci siamo solo tu ed io. Ogni pensiero, ogni parola, ogni minimo gesto o azione viaggiano nel tempo e nello spazio, sia nella realtà locale che in quella non locale. [v. 2.2]. Se io ti dico una parola, poi tu la fai viaggiare, devo quindi comprendere le conseguenze di ogni mia più piccola manifestazione: se non c'è purezza in una mia parola, essa uscendo dalla mia bocca si mette in cammino e può scatenare una serie di passaggi e reazioni a catena, può trasformarsi, modificarsi, diventare sempre meno pura, può suscitare reazioni ed eventi spiacevoli e non voluti a proprio o altrui danno. Un mio pensiero analogamente viaggia dentro e fuori di me. Se non c'e' purezza in questo pensiero, esso può contaminare la mia anima, o per lo meno attaccarla, rendermi triste, annoiato, insofferente, nostalgico, arrabbiato, impotente, infelice. Esso scatena una serie di reazioni, facendo emergere altri pensieri deleteri, e così essi si alimentano uno con l'altro, e ci recano danno. Comprendere queste dinamiche prima possibile è fondamentale: nella comprensione l'amore agisce attraverso di noi e ci trattiene dal far uscire da noi parole pericolose, oppure ci permette di scacciare il pensiero o i pensieri che stanno iniziando a molestarci. Come scacciarli? Basta intimare loro con forza: - Andatevene, via di qua! - Ed essi se ne andranno. La mia comprensione mi aiuta a comprendere te. Comprendendomi mi lavo, mi purifico, mi scrollo di dosso ogni genere di contaminazione. Preferisci uscire a cena con una persona che sia pulita e profumata, vero? Dipende che profumo usa: a me manca il respiro quando il profumo è troppo intenso e pesante. Un profumo troppo forte anche psicologicamente mi soffoca: non c'è semplicità, non c'è purezza, non c'è freschezza, c'è invece voglia di truccarsi, mettersi maschere, nascondersi, poca intenzione di essere se stessi. Qui però sto sbagliando: potrei dar l'impressione di giudicare. I gusti sono soggettivi. Ben vengano le varietà, anche le profumerie devono pur lavorare. Comprendo te ed i tuoi gusti, ma senza offesa te lo dico il più serenamente possibile: - io però ho l'asma, meglio l'acqua di rose! Comprensione, infatti, non vuol dire essere sempre necessariamente passivi. Secondo i casi occorrerebbe abbinarla a un pensiero, a una parola, a un’azione appropriata. E' per questo che ad esempio nell'amore ci sono la verità e la giustizia. Se qualcosa suscitasse in me repulsione, pur comprendendola, dovrei far entrare in giuoco la verità: sono sincero e mi sento di dirtelo. Uso il condizionale perché non so se tu che mi stai davanti sei in grado di ascoltare, recepire, comprendere. Attuo quindi una scelta secondo i casi. La nostra energia è limitata per cui andrebbe usata con cautela e parsimonia, e mai sprecata. E pure quest'ultima cosa non dev'essere sempre vera. Non devono esserci regole fisse, schemi, comportamenti meccanici. Non siamo computer, non c'è un output prefissato corrispondente ad ogni input. Comprensione vuol dire anche essere elastici, fare eccezioni, lasciarci guidare da ciò che c'e' dentro di noi. "In noi c'è già ogni risposta" è una frase bella quanto retorica. La risposta c'è sì, si può trovare, ma viene dalla fonte giusta? E se sono più di una? A volte si può scambiare ciò che viene dal nostro istinto, come ispirazione e giusta guida, ma non sempre è così. E' facile auto-ingannarci. Ciò che c'e' dentro di noi è così complesso e sottile, che proprio nel momento in cui crediamo di averlo capito bene, rischiamo di fraintenderlo. Quello che ci aiuta e ci conforta è il lavoro che compiamo su noi stessi. Se la tua anima è pura, se è sottoposta a un continuo, benché a volte lento e difficoltoso lavoro per purificarla, decontaminarla, renderla sempre più semplice, fraternizzarla con la verità e la giustizia, allora tendenzialmente anche la voce che ci parla da dentro, dalle nostre più remote profondità è più forte, limpida e chiara. Una persona in grave difficoltà un giorno mi raccontò che amava moltissimo il suo partner però questi la spingeva a drogarsi prima di ogni rapporto intimo. Ciò generava emozioni forti e incontrollate, un "salire" molto in alto, andare su di giri, provare un piacere intenso, quanto però brevissimo, effimero.

S: Nell’anima di ognuno, dice l’Apocalisse, c’è il paradiso e c’è l’inferno. Quando uno ama veramente non ha bisogno di ricorrere a droghe, perché l’Amore, se è, tale è tutto.

C: Una volta terminato il tutto questa persona veniva abbandonata, lasciata a se stessa, buttata via. Un senso di vuoto e di tristezza quindi la accompagnavano: si sentiva usata, sfruttata, umiliata. Continuava, però, ad amare il suo partner moltissimo, e non riusciva quindi a staccarsene, per quanto dentro in una situazione difficile e pericolosa. La droga, infatti, inibisce, crea dipendenza, indebolisce, rende più fragili, insicuri, incapaci di volere e di reagire. A quel punto le scappò di dirmi una cosa, buttandola lì sul piatto, senza nessun collegamento con il discorso in corso: - "C'è qualcosa dentro me che mi dice di chiudere questa storia e farla finita, perché mi sta danneggiando e facendo del male". Era una voce flebile [v. 2.1, 2.2, 3.11], sottile, che a fatica si faceva strada nel torbido in cui era finita. Una voce timida, quasi soffocata, in disparte, in un angolino, eppure dai più remoti recessi, dal profondo più profondo ancora si poteva percepire. "E' quella voce che devi ascoltare!". In quel medesimo istante compresi che quel "qualcosa" era la sua voce interiore. Lo compresi perché questa voce è improvvisa, inaspettata, esca quasi per incanto e per magia. In tutto quel dialogo, o meglio monologo, perché ascoltavo in silenzio senza dire una parola, mi trovavo in difficoltà, non sapevo che dire. Quando si cerca di comprendere, l'atteggiamento, la reazione più spontanea è il silenzio. Non si giudica, non si può essere moralisti, prodighi di consigli preconfezionati, o che altro. Cosa si può dire? "Drogarsi è sbagliato"? Ovvio che chiunque lo sa.” Drogarsi per amore è sbagliato?" Facile dirlo con la mente libera fuori campo che suggerisce, ma quando ci sei dentro fino al collo non è più tanto semplice. C'è contaminazione, il filo dentro noi è un groviglio pieno di nodi, ciascuno con pazienza dovrebbe venir sciolto per ritrovare un po' di chiarezza, di luce, di purezza, di calore e conforto per l'anima. "La risposta è dentro di noi." Ah, che bello! Quale risposta è però quella giusta: - "Io l'amo"? - "Lui mi tratta male"? - "Lui mi tratta male ma poi mi chiama, mi consola e risveglia in me il mio amore per lui"? Qualsiasi suggerimento esterno suonerebbe come il tintinnio di gocce d'acqua su un pozzo: eco che risuona nel vuoto. Comprensione significa entrare dentro chi ci sta di fronte, partecipare alla sua sofferenza, mettersi nei suoi panni. Comprendere o comprendersi da distante non esiste. Se io sono qui e tu sei lì, c'è il mare in mezzo. Nel silenzio a lungo ascoltandola sono entrato in lei. Soffrivo della sua sofferenza, ero triste nella sua tristezza, fino a quell'improvviso lampo di luce: "E' quella voce che devi ascoltare!". Dopo poco tempo è riuscita a porre fine a quella triste storia. Eppure non le ho detto niente di nuovo, non c'è stata chissà quale formula magica. La risposta era dentro di lei, sì, andava solo compresa. La comprensione aiuta anche a percepire e distinguere i pericoli. Le risposte sono dentro di noi, ma non si manifestano solo "verbalmente". Ci arrivano segnali attraverso il nostro corpo, la nostra anima, il nostro cuore. Il nostro corpo dinanzi ad un evento, a una persona, a una parola può iniziare a vibrare, tremare, manifestare movimenti insoliti e involontari. Alzando il livello della nostra attenzione con l'aiuto della comprensione possiamo così percepire e interpretare questi allarmi, che "suonano" quando il nostro corpo, la nostra anima, la nostra mente, in qualche modo sono in tensione. E quando c'e' tensione in noi, anche se apparentemente positiva, quando comunichiamo o interagiamo in qualche forma con una persona, dovremmo un po' preoccuparci. Dinanzi ad un'anima pura e benefica, le uniche sensazioni che dovremmo avere sono di pace, calma, serenità. Se vibriamo, per quanto bella sia la vibrazione al momento, quel segnale potrebbe nascondere un significato sotteso. Alla luce della teoria del caos, la comprensione, il "prendo con me", è efficace quando cerco di entrare nei panni dell'altra persona, di entrare nel suo mondo. Non posso interagire con lei stando nel mio mondo. Ciascuno di noi genera un suo mondo, generiamo mondi diversi: è per questo che, ciascuno stando nel suo mondo, nasce l'incomprensione. Nel momento in cui dico: "E' quella voce che devi ascoltare!", entro nel suo mondo, in qualcosa da lei generata, non sto usando il mio mondo, m’immedesimo in lei, e cerco solo di sollevare l'attenzione su un qualcosa di apparentemente insignificante. E' un segnale debole, eppure si fa sentire in mezzo al rumore, ai segnali forti che ci sono. La scoperta che l’informazione (in questo caso la voce interiore) riveste un’importanza almeno quanto la massa e l’energia la dobbiamo agli scienziati americani C. E. Shannon e W. Wever. Dalla teoria dell’informazione di Shannon consegue in particolare che è tecnicamente possibile riconoscere un segnale molto debole (voce interiore), coperto da molti segnali di disturbo più forti, cosa di cui il nostro organismo è capace in maniera più efficace rispetto all’elettronica attuale. E' la condizione iniziale che fa sorgere il meraviglioso caos che ci riporta alla vita, alla salute, al benessere, alla felicità. Il caos c'è solo se c'è SDIC, solo se c'è dipendenza sensibile dalla condizione iniziale [v.1.5].

S: Che noi non possiamo conoscere completamente, perché non siamo Dio.

C: Se tale condizione iniziale resta inascoltata, si rivelerà solo un'opportunità, un suggerimento, un consiglio perduto, un segnale debole non colto, smarrito, chissà per quanto tempo ancora.

S: A mio parere, di fronte alla Voce, per quanto debole, bisogna sapere rispondere sì: qui nasce la Fede , fondazione di ciò in cui si crede.

C: Se abbiniamo la teoria del caos alla teoria dei quanti, e le applichiamo insieme alle relazioni e alle sensazioni umane, scopriamo la loro straordinaria veridicità. Così come nell'esperimento di Lory si testa l'esistenza della realtà non-locale pure nel macrocosmo, e non solo nel microcosmo (a livello di particelle sub-atomiche), analogamente è la realtà non-locale quella che sublima la nostra vita.

S: E che in qualche modo lega tutti gli uomini più o meno fortemente, perché tutti deriviamo da una comune origine.

C: Se ci commuoviamo davanti a un film, o per una persona scomparsa, o per un dolore altrui (sia sconosciuto o un affetto a noi caro), tanto che la sofferenza cui assistiamo diventa la nostra, non a livello mentale ma fisico, corporeo, di pelle, quindi vero, reale (e non a livello d’ipocrisia), allora abbiamo compiuto il balzo, non siamo nella realtà locale, non siamo nella dualità, non siamo nel tempo, nello spazio, nello spazio-tempo, ma siamo nella simultaneità, nella sincronicità, al di là del tempo, dello spazio, e di ogni suddivisione spazio-temporale [v. 3.8; 3.9] Le coordinate di questa nuova dimensione - che può esistere solo ad un alto livello di EI "spirituale" o di comprensione - infrangono ogni dualità e suddivisione temporale in passato e futuro, che si annullano nel presente, i quali appunto convergono nel presente, dove solo il presente ha significato: il tanto nominato "qui e ora". Se stimolo la voce interiore (propria e/o altrui) innalzo il livello di EI (proprio e/o altrui). Se stimolo la voce interiore altrui, innalzo il suo EI, poi egli ha la possibilità di continuare la trasformazione da sé, internamente, attraverso meccanismi di auto-regolazione, feedback, adattamento, apprendimento (come l'agopuntura, come la stimolazione NIR-LED, come la melatonina che innalza la EI). Il corpo, l'essere umano nella sua integrità ed unità ha la possibilità di "curarsi" da solo. A volte necessità solo di uno stimolo iniziale, come un’autovettura con la batteria scarica: basta la spinta iniziale che attiva il moto, poi la macchina va da sola. La melatonina è una sostanza naturale, prodotta dentro di me; la voce interiore è naturale, nasce dentro di me; se esse stanno su un livello insufficiente, non facciamo altro che innalzare il segnale, alzare il volume, aumentando la EI.

S: E da locale la realtà diventa non-locale.

C: Le sostanze esterne invece, solitamente possono creare dipendenza, rigetto, insofferenza, reazioni contrarie a quelle attese, effetti collaterali (ad esempio i farmaci, la morale, ...). Nella comprensione un esempio di EI endogena è la voce interiore (amore endogeno). Un esempio di EI esogena può essere: "ama il prossimo tuo come te stesso" (amore suggerito dall'esterno).


S: Secondo la morale eteronima.

C: Ma se il nostro livello di EI è sufficientemente elevato, non c'è più distinzione tra dentro e fuori, tra esogeno ed endogeno. EI endogena ed esogena così si confondono, sono la stessa cosa, perché noi ri-conosciamo l'amore, che da sempre ci appartiene e da sempre sta dentro e fuori di noi.

S: E secondo l’entanglement [v. 2.2] diventiamo parte del Tutto.

C: Il commuoverci spontaneo, il piangere senza che noi possiamo controllare il pianto, fa parte di una realtà non-locale con alta EI "spirituale", ossia accade quando il nostro livello di comprensione è intriso in ogni nostro globulo bianco. Siamo pura comprensione, e abbiamo trasceso la mente con tutti i suoi calcoli, classificazioni, discernimenti, giudizi, opinioni, idee. E quando siamo pura comprensione svanisce il senso di separatezza, di divisione; non c'è più un io e un tu, un "me" e un "altro da me". Il senso di separatezza, di divisione, così come il senso egoico, ci sono perché siamo ancora nello spazio-tempo, nella realtà locale, euclidea, in una comprensione ancora grossolana, superficiale, nella realtà meccanicistica deterministica classica. A un livello più fine di comprensione, come quello presente nella teoria del caos e dei quanti, si scopre un mondo strettamente interconnesso, unitario, unico, dove non c'è divisione, frammentazione, separatezza. In tale realtà, chiamata realtà non-locale, tutto è uno, tutto è simultaneo, sincronico, e il momento presente raccoglie la sintesi di tutto. Non c'è causa-effetto, non c'è karma, non c'è input-output, non c'è un dare per ricevere, non c'è il tornaconto, non c'è un agire per interesse. C'è solo amore traboccante, ovunque, in ogni cosa, onnipervadente, in ogni spazio e in ogni interstizio di tutti gli spazi, e a ogni istante. Realtà locale e realtà non-locale convivono, e si intersecano continuamente, dati i differenti livelli di comprensione dell'essere umano. In alcuni sono entrambe presenti a livello di consapevolezza, in moltissimi è presente solo la coscienza superficiale di una realtà locale, in rari esseri c'è la pura consapevolezza di una realtà non-locale onnipervadente. La pura consapevolezza di una realtà non-locale caos-quantistica, giunge all'improvviso, così, con uno schiocco di dita, è improvvisa, istantanea, fulminea, semplicemente accade, come un salto quantico. E' un balzo, la salita ad un ordine complesso superiore, a un differente livello di consapevolezza coscienza e comprensione. Si salta su un'orbita completamente diversa. Per un buon salto, per fare questo salto meraviglioso, occorre prepararlo, si deve preparare il terreno, ci vuole tanto allenamento. E l'allenamento giunge coltivando la comprensione. L'allenamento consiste nel porre massima attenzione ad ogni dettaglio della nostra vita, della nostra giornata, di ogni nostra attività, azione, pensiero, parola. Occorre cogliere consapevolmente ogni istante, e comprenderlo. Il meccanicismo, l'abitudine, il fare le cose per inerzia o per automatismo, va affrontato e vinto fin dalle sue radici. La comprensione è: "Prendere con sé". "Prendo con me" ad ogni istante, ogni azione, pensiero, parola, gesto, non solo miei, ma di coloro che mi sono vicini, e di tutti coloro che agiscono con me attivamente o passivamente. Prendo con me tutti gli stimoli ambientali: tutto ciò che esce dai giornali, dalla TV, dalla radio, tutte le parole ascoltate in casa, al lavoro, per strada, in qualsiasi luogo pubblico o privato. Prendo con me i singoli gesti, ciascuna azione, ogni parola di ogni singolo essere vivente. E cerco di coltivare e migliorare anche il mio livello d’introspezione e comprensione di realtà apparentemente nonvisibili, come i pensieri altrui, i miei pensieri, i pensieri che viaggiano nell'etere. Prendo con me tutto ciò che è visibile, e tutto ciò che è invisibile. Prendo con me tutto ciò che è a metà strada tra visibile ed invisibile. Prendo con me tutto ciò che sta in mezzo tra me e tutte le forme. Prendo con me tutte le energie che mi "circondano" interiormente ed esteriormente. "Prendo con me" significa "accolgo". Accogliere significa accettare. Accettazione significa cogliere l'essenza di ciò che è e di ciò che accade. Chiaramente accettazione non significa passività in ogni circostanza. Essere attivi è fondamentale. Essere attivi non significa agire sempre e comunque, o re-agire sempre e comunque, ma significa tenere il livello di comprensione e consapevolezza sempre al massimo grado. Per tenere un livello di comprensione e consapevolezza sempre al massimo grado è molto utile ad esempio praticare lo yoga, la meditazione, la preghiera, avere una dieta sana ed equilibrata, fare un’appropriata attività fisica e sufficiente movimento, vivere una vita disciplinata con ritmi regolari (es. equilibrio tra ore di sonno e di veglia, dormire col buio e svegliarsi non appena torna la luce). Vivere una vita disciplinata significa avere il senso della sobrietà e della moderazione: l'iper-attività ad esempio è deleteria, e porta a stress e malattie, come la pigrizia e l'inerzia e la trascuratezza e poca cura di sé (e degli altri).

S: In medio stat Virtus.


C: L'esperimento di Lory [v. 2.2] è a livello biofisico: a livello spirituale esso testimonia che qualsiasi danno facciamo a noi stessi lo facciamo anche agli altri, e viceversa. Se il tutto fosse racchiuso in una sfera di cristallo colma di granelli di sabbia trasparenti, in modo che possiamo vedere la sfera come vuota e piena allo stesso tempo, e noi fossimo uno di questi granelli di sabbia trasparente, una volta che macchiamo il nostro granello di sabbia di qualche colore, contemporaneamente macchiamo tutto l'interno della sfera di cristallo, infrangendo l'identità pienovuoto. Benché ci sia una infinitesima piccola macchia, la macchia c'è, quindi anche il tutto unitario è macchiato. Ogni qualvolta coloriamo un granello trasparente proprio o altrui, andiamo a macchiare contemporaneamente il contenuto della sfera. Non a caso il "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" e "ama il prossimo tuo come te stesso", non hanno un semplice contenuto morale, hanno infatti un contenuto biofisico, sono realtà. Non tenendo conto di questi suggerimenti andiamo a colorare-macchiare continuamente la sfera di cristallo che in origine era probabilmente pura e trasparente ovunque. E macchiando la sfera violiamo l'unità di tutte le cose, e diventiamo partecipi di tutte le dualità e divisioni: pieno-vuoto, male-bene, buono-cattivo, caldo-freddo, presto-tardi, lontano-vicino, amore-odio, ecc. Quest'ultima dualità amore-odio, si riferisce a un amore che non è l'amore - agape universale, bensì un amore distorto, terreno, schiavo dei sensi e dell'ego, e invischiato dei vizi dell'imperfezione umana. La conoscenza è amore, e l'amore è comprensione. Per la proprietà commutativa la comprensione richiede conoscenza. Conoscenza non vuol dire conoscere tutti i libri del mondo, e saperli ripetere a memoria. Conoscenza non vuol dire conoscere tutte le scienze, filosofie e religioni del mondo e maneggiarle con destrezza e facilità. Conoscenza è amore, quindi l'unica conoscenza è soltanto l'amore. Se non conosciamo l'amore, non conosciamo niente. Siamo fredda arida sabbia nel deserto che si scalda al sole e si raffredda bruscamente la notte, e dalla quale non nascerà mai un filo d'erba. [v.3.6] Se conosciamo l'amore siamo un seme che può germogliare, sbocciare, fiorire, ed espandersi nel mondo con tutta la sua bellezza, armonia, fragore, sensibilità, fragilità, flessibilità, delicatezza, e colore. L'amore però non si conosce leggendo libri, o seguendo riti religiosi; l'amore non si impara a scuola, o alla televisione o alla radio. Esso nasce in noi come un seme lì pronto per sbocciare, ma che ha ancora bisogno di cure, per poter finalmente germogliare. L'amore è dentro, è dentro di noi. E' già presente. L'amore non è altrove, non si può imparare, perché fa parte dei nostri "DNA"; è intriso in ogni nostro globulo bianco, in ogni relazione biologica all'interno del nostro organismo, in ogni minima pura manifestazione della nostra anima. L'amore è comprensione perché la comprensione è amore. E comprensione significa "prendo con me" questo seme, e ne prendo cura, al fine che possa un giorno germogliare, crescere, fiorire, ed espandersi nell'universo in tutta la sua fragranza e bellezza. L'amore è questo meraviglioso potenziale fiore sempre dentro di noi. L'amore è dentro e fuori, perché tutto è uno, siamo dentro questa meravigliosa unità che tutto comprende. Nella sfera di cristallo pura e trasparente vuoto e pieno perdono di significato, così come ogni dualità, perciò pure dentro-fuori è una dualità che si dissolve come nebbia nell'aria. In questa meravigliosa unità, siamo uno straordinario variegato potenziale prato fiorito. Siamo allo stesso tempo un fiore del prato e l'intero prato. Prendendoci cura di un fiore ci prendiamo cura del prato, prendendoci cura del prato, ci prendiamo cura del fiore. Mica è facile però "prendere con sé" sempre e comunque tutto quanto, tanti sono i fardelli che ci riserva la vita. "Prendere con sé" non vuol dire necessariamente caricarsi sulle spalle ad esempio tutte le sofferenze umane. Una cosa è comprendere ad esempio la sofferenza, ossia "prenderla con sé" e soffrire come se fosse la nostra stessa sofferenza, un'altra cosa è caricarsela sulle spalle e tenerla come un fardello. Tutto ciò che accade è istantaneo, immediato, simultaneo. Nell'istante successivo non c'è già più. Ecco l'importanza del non attaccamento e del non desiderare. Caricarsi sulle spalle una sofferenza vuol dire tenerla con sé, attaccarcisi, impregnarsi con essa. La sofferenza è già volata via. In realtà la sofferenza non esiste: è una peculiarità dell'imperfezione dell'essere umano. Se non c'è attaccamento non c'è sofferenza. Se non mi metto nei panni dell'altro che soffre, sarei indifferente, freddo, insensibile, diviso, distaccato, separato da esso (chiaro che questo non può essere frutto di un calcolo o di una scelta mentale, altrimenti sarebbe ipocrisia o finzione). Per questo piango spontaneamente: piango spontaneamente perché divento per un istante l'altro. Io e l'altro siamo la stessa cosa in quel momento. Poi però esco dall'emozione, esco dalla sofferenza, perché essa se diventa continuativa è pericolosa, deleteria, può crear danno. Se sono nella comprensione, comprendo anche perché accadono le cose, perchè succedono, non sempre, non in tutti i dettagli e sfumature, ma comprendo. Comprendo cioè che c'è un disegno straordinario e vasto che la nostra limitata comprensione spesso non può comprendere nelle sue più intime sfaccettature. E questo mi porta continuamente ad avere un senso di accettazione e gratitudine, qualunque cosa succeda. E se accadesse qualcosa di inspiegabile, umanamente inaccettabile, questa è una meravigliosa prova per capire se sono nell'amore, se sono nella comprensione. Devo amare, devo prendere con me, sempre, qualsiasi cosa succeda. Qui sta la mia forza. Se sono nella comprensione fino in fondo, ho trasceso tutte le dualità: non esistono più le dicotomie bene-male, amore-odio, buono-cattivo, e così via. Le dualità nascono nella realtà locale, nella comprensione per così dire grossolana e superficiale. Nella comprensione profonda siamo nella realtà non locale, simultanea, e nella simultaneità non c'è dualità, c'è solo una straordinaria meravigliosa unità. Nella realtà non-locale in verità non sappiamo nulla, perché la nostra mente è nel silenzio, è vuota, avendo trasceso ogni classificazione, frammentazione, nozionismo, idea, opinione, separazione, dualità, giudizio. E cosa succede? Semplicemente entriamo coscientemente, in piena coscienza, nella danza cosmica: fluiamo in ogni direzione, partecipi della danza, e non distinguiamo più tra danza e ballerino, tra danza e musica, e tra musica e suonatori. C'è una totale compenetrazione di differenti realtà: differenti nel senso che nella realtà locale ci sembravano differenti, mentre nella realtà non-locale non ha più senso parlare di differenti realtà, è semplicemente una straordinaria semplice e al tempo stesso complessa unica realtà. Per parlare della comprensione nella realtà non-locale, con alta EI spirituale, occorrerebbe inventare un vocabolario nuovo, perché il vocabolario attuale è creato sulla base della realtà locale, euclidea, classica, meccanicistica. E' la stessa difficoltà che hanno incontrato i teorici dei quanti, trovatisi davanti all'incertezza, al dubbio, all'indeterminatezza (di Heisemberg), ed hanno perciò creato concetti nuovi come funzioni e onde di probabilità. Nella comprensione profonda, nella comprensione profonda che è amore, ogni spiegazione dettagliata e altrettanto profonda non si rivela molto facile. Essa sarebbe comprensibile da chi ci è passato, da chi l'ha vissuta per esperienza, ed ancora la vive, ma concettualizzarla per chi ancora non ci è arrivato (essendo ancora nella realtà locale) è qualcosa di non semplice. Solo vivendo certe "parole", solo vivendo "la parola" si può comprenderla. Se l'Energia Informazione fosse: "Ama gli altri come te stesso", solo vivendo questa "Parola" si potrebbe comprenderla. In caso contrario resterebbe solo una citazione, uno sfizio religioso ed intellettuale. Io però come mi amo? Se mi amo in maniera superficiale, grossolana, sentendomi parte di una realtà locale, pure l'amore per gli altri avrebbe la stessa natura. Ecco perché l'importanza del livello di Energia Informazione. Ci dev'essere un alto livello di Energia Informazione.


S: Certamente: io l’ho dimostrato in biologia con il Test dell’Apnea [v. 3.6].


C: L'alto livello di Energia informazione è ad esempio: "Ama profondamente gli altri come ami profondamente te stesso". Il "Profondamente" è da specificare. Per "Profondamente" in tutto questo contesto è da intendere “Con profonda comprensione". L'Alta Energia Informazione diventa quindi: "Ama con profonda comprensione gli altri come ami con profonda comprensione te stesso". Se la profondità della comprensione aumenta costantemente, giorno dopo giorno, istante dopo istante, l'EI diventa sempre più alta, fino al punto critico in cui avviene il salto quantico: da realtà locale passiamo a vivere la realtà non-locale (contemporaneamente a quella locale). E nella realtà non-locale possiamo osservare spiritualmente (ma anche spirito e materia in tale realtà svaniscono come dualità) un magnifico bellissimo attrattore caotico, uno straordinario insieme frattale, magari di Julia, dove convivono innumerevoli straordinarie bellissime realtà, tutte proiezioni e controimmagini di un'unica sola immagine, di un'unica sola realtà. Amore è comprensione via via sempre più profonda.

S: Ecco perché sia Benedetto (Conoscenza) sia Francesco (Amore) sono necessari all’uomo: ma è Francesco che io preferisco in assoluto perché è stato il primo, come dice San Bonaventura a realizzare in Terra il Regno che il Tempo non consuma.




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