4.10 ..Perdono

 

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi.

Marcel Proust

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Il perdono nasce dalla comprensione. Facile dire che occorre perdonare, ma se non si spiega come preparare il terreno, è difficile poi farlo fiorire. Se c'è divisione, distacco, egoismo, se ci sono barriere tra me e te, è difficile che sorga il perdono. Nel cammino della vita siamo ciascuno susentieri diversi, e allo stesso tempo su un unico grande sentiero. Non c'è contraddizione. Dalle radici l'albero diventa uno nel tronco e poi nuovamente si divide in numerosi sentieri, si dirama continuamente dando luogo ad innumerevoli percorsi dove domina il caos deterministico. Nell'albero quindi unità e molteplicità convivono in armonia ed ordine di livello elevato, caratterizzato dai noti numeri magici [v. 1.14]. Siamo ciascuno su sentieri diversi, perché diverso è il nostro percorso, il nostro apprendimento, diverse sono le nostre conoscenze, esperienze, caratteristiche, qualità, diverso è il nostro ambiente. Senza classificare, perché non ci sono graduatorie di merito, stiamo ciascuno di noi ad un certo grado di evoluzione, ad una certa fase del nostro percorso evolutivo. Solo in questo c'è diversità e molteplicità. Tutti comunque stiamo imparando. Questo non dev'essere motivo e giustificazione per creare classificazioni, barriere, divisioni di ogni sorta. Come nell'albero unità e molteplicità si confondono, così l'albero degli esseri umani è uno e molteplice, è una cosa soltanto. Abbiamo tutti le stesse radici, ciascuno di noi, piccolo ramo o minuscola foglia dell'uno e del tutto. In questa comprensione già il perdono trova il terreno adatto per poter fiorire. Se un organo del nostro corpo è in difficoltà, già tutto il resto del corpo è all'opera e si prodiga per difenderlo e curarlo. Non ho mai visto litigare tra loro rami dello stesso albero, e neppure rami diversi di alberi tra loro vicini: si fanno ombra l'un l'altro senza mai scontrarsi, fermandosi un attimo prima della loro crescita per non "calpestarsi", sembrano ubbidire a un misterioso grande disegno di armonia, tanto che a volte rami di alberi vicini si confondono, e non si distingue più da quali radici provengano. Unità e molteplicità si confondono nella natura, quasi a volere essere di esempio per l'uomo. Non c'è lotta, non c'è scontro, non c'è divisione, non c'è prevaricazione. Al contrario ci sono adattamento, apprendimento, accoglienza, sommissione ad un grande disegno di armonia, fratellanza, condivisione, unità. Se non c'e' attaccamento all'ego, se non c'è egoismo, non c'è neppure offesa, e in questo caso non c'è neppure l'esigenza del perdono. Se non c'è divisione, se non esiste più l’io e il tu, se non c'è più l'altro, perché non vedo più le divisioni, le classificazioni, perché non giudico, non formulo opinioni, non sono più dominato dai preconcetti e dai pregiudizi, allora è difficile che subisca un’offesa. Il perdono esiste già alla radice: se non c'è offesa, rancore, risentimento, rabbia, io sto già bene con me stesso. Sono già nel silenzio, nella pazienza, nella comprensione, nella semplicità, nell'umiltà, ho già disciplinato l'ego e la mente, sono già a casa, non ho proprio nulla da perdonare, non ce n'è bisogno, sono già nell'amore, e quando sono nell'amore ho già perdonato tutto. Del perdono c'è bisogno quando ancora si è presi dalle comuni leggi della causa e dell'effetto, dell’azione e reazione, consci che ogni azione implica una reazione, secondo una legge fisica che ormai è superata se vogliamo conoscere meglio il mondo che ci circonda e di cui facciamo parte. Ricevo un'offesa, il mio ego si risente e risponde per le rime: causa-effetto, azione-reazione. Come ogni particella sub-atomica ha la sua anti-particella, pare che dobbiamo sottostare alla legge dei poli (negativo e positivo), alla legge della dualità per la quale ogni cosa ha il suo contrario. Eppure, o per fortuna, ancora la fisica ci viene in aiuto. Ci dice che l'energia si trasforma. Nel mondo delle particelle subatomiche, le loro dinamiche e trasformazioni sottostanno a leggi precise, e nei sistemi conservativi, l'energia si conserva, dopo ogni trasformazione, la somma dei "più" e dei "meno" dà sempre zero. Ricevo un'offesa e posso reagire in diversi modi: ricambio l'offesa, rispondo con ironia, resto in silenzio passivo (reprimo quindi la reazione), scelgo un silenzio attivo, pieno di comprensione, entrando nel perdono (se ancora l'ego un po' si lamenta, però tenendolo bene a bada ci facciamo una chiacchierata assieme, e gli spieghiamo ciò che ci dice la comprensione aiutata dal silenzio e dalla pazienza). Quando un sistema di relazione tra persone produce un'energia negativa, l'offesa, esso si conserva senza danno per il mondo, se essa è bilanciata da un'energia positiva, che la neutralizza e riconduce il sistema "energetico" a somma zero. Se quindi ricevo un'offesa (energia negativa) e reagisco rispondendo con simpatica ironia (energia positiva), il rapporto tra me e te torna alla pace, siamo entrambi soddisfatti, e senza danni residui o energia negativa in circolazione (tu ti sei liberato dell'energia negativa che ti lacerava interiormente scaricandola su di me, io l'ho neutralizzata con eleganza, e il mio ego non soffre, non è risentito, ha fatto simpaticamente scudo, l'ha rigettata all'indietro). Se resto nel silenzio passivo, il mio ego soffre, è risentito, ribolle, l'energia negativa che mi è arrivata addosso la metabolizzo, la interiorizzo, corre dentro me, mi fa soffrire, divento cupo, sofferente, serio, pieno d'ira o rabbia inesplosa. Il sistema di relazione in questo caso non è compensato, c'è energia negativa in circolo, ossia dentro me. In questo caso tale energia, se non si riesce subito (ma col tempo e la pratica si dovrebbe riuscire sempre più velocemente), comunque piano piano va compensata, trasformata nell'energia positiva del silenzio attivo, comprensivo, paziente, tollerante, in una parola nell'energia del silenzio-amore-perdono. Se ricambio l'offesa, è facile ora capire che sommo energia negativa ad energia negativa, rabbia a rabbia, risentimento a risentimento, il sistema relazionale è ben lontano dall'equilibrio e dalla pace, sfocia nella violenza, e per di più lascia nell'aria una doppia dose di energia negativa, che in aggiunta tenderà a perpetuarsi, moltiplicarsi, diffondersi, estendersi anche ad altri sistemi (all'ambiente, agli altri esseri umani in generale). Il silenzio attivo, pieno di comprensione, l'amore-perdono silenzioso è la reazione più difficile e allo stesso tempo più bella. Da me fuoriesce un'energia positiva meravigliosa, che oltre a neutralizzare l'opposta energia appena giunta, può a volte rendere il sistema di relazione, il rapporto tra me e te, sbilanciato in senso positivo. Se l'energia positiva superasse quella negativa, altre a far tornare il sistema in pace (in pace il rapporto tra me e te), la differenza anche piccola di energia buona in surplus potrebbe restare nell'aria, stimolare ed accrescere la comprensione di chi lancia l'offerta, ed indurgli silenziosamente e sottilmente un mutamento, poiché in lui possono mettersi in movimento determinati processi benevoli che lo possono indurre a migliorarsi e progredire nel suo percorso evolutivo. In una parola il surplus può diventare un buon contagio. Del resto si è già liberato di energia negativa che lo tormenta, essa non ha attecchito, non trova terreno fertile per incrementarsi, e di conseguenza si ritrova sollevato, sgombro di un peso. La reazione di silenzio comprensivo però allo stesso tempo lo può sorprendere e indurre in lui un processo di autocritica e purificazione. Questo va osservato a titolo di conoscenza, perché non dovrebbe mai essere questo il nostro proposito: nel silenzio attivo e comprensivo c'è spontaneità, non c'e' premeditazione, non c'è voglia di dare lezioni o insegnare, ci sono umiltà semplicità ed innocenza, nessuna aria di superiorità, o di volontà missionaria o moralistica. Quando il nostro atteggiamento sorge spontaneo e puro, senza fini, senza pretese, fine a se stesso, questo si percepisce da fuori, e viene accolto solitamente con entusiasmo, anche se non sempre ciò è immediato. Questo perché c'è bisogno che il tempo dilazioni e dilati i sentimenti interiori, per cui se una persona scatena la sua rabbia, occorre aspettare che tale energia si esaurisca, che la rabbia finisca; in un secondo momento probabilmente capirà la nostra reazione comprensiva, e sorgeranno determinati processi interiori. E' da sottolineare che non è questo il nostro proposito, perché il perdono è fine a se stesso, altrimenti è qualcos'altro. Se ci sono fini, se ci sono propositi, se ci sono aspettative, qualcuno può pure chiamarlo ancora perdono, ma in tal caso non è nell'amore, perché nell'amore ogni nostra azione, gesto, parola, pensiero, attivo o passivo che sia, non chiede nulla in cambio, nemmeno si preoccupa di ciò che produce, o di quello che succede poi. Dopo tutto questo è forse più facile comprendere il dogma del "dobbiamo perdonare", non tanto perché sia scorretto dire così, ma piuttosto per il fatto che non siamo abituati ad ubbidire naturalmente e spontaneamente ad ordini, dogmi, imposizioni, o meglio lo facciamo malvolentieri, fintanto che non comprendiamo il perché, le loro cause, conseguenze, caratteristiche, finalità, utilità. Nessuno ci può imporre di perdonare, siamo liberi di farlo o meno. Siamo nati liberi. Il perdono non va visto quindi come una costrizione, una violenza su noi stessi. Perché, se perdoniamo contro - coscienza, solo ubbidendo ad una regola suggerita da altri, facciamo violenza a noi stessi. E' un perdono che non è un perdono, perché rodiamo dentro, ci carichiamo di energia negativa, di ulteriore sofferenza. Non sarebbe veritiero, sincero, sentito. A volte si perdona ubbidendo alla regola, al consiglio altrui: si fa uno sforzo contro la propria natura, e subito dopo ci si sente meglio. In tal caso è veritiero, benché non naturale e spontaneo, perché si fa uno sforzo di volontà contro le resistenze interne. Il sentirsi bene dopo averlo fatto è energia positiva che si produce e ci viene donata, ed essa neutralizza all'istante le precedenti resistenze interne, riequilibrando ancora il sistema interiore, e riportandolo in pace. Ecco perché il perdono nasce dalla comprensione, non può essere altrimenti, se è vero che l'energia si trasforma e si conserva e ha somma zero, in pace. Il perdono nella comprensione nasce spontaneo, benché il percorso per arrivare ad essere così naturalmente, sia inizialmente difficile e lungo. E nel perdono, comprensione siffatta, senz'altro siamo nell'amore.

S: Il perdono come atto cosciente che ha il suo fondamento primo ed ultimo nel perdono di Dio, porta ad un risultato centrale nell’economia organistica, biologica: l’equilibrio. Tempo fa, eravamo negli anni ’60, in una soffitta romana fu trovato un quadro che apparve subito bellissimo allo scopritore. Fu donato al Papa Paolo VI, il quale dopo averlo ammirato disse: - “Lo chiameremo la Madonna dell’Equilibrio”. Infatti, in piedi sopra un grosso Globo era dipinta la Madonna col Bambino, a simboleggiare che, tramite l’equilibrio del pensiero e dell’azione, l’uomo può trovare la strada del Ritorno.

 

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