4.11 ..Pazienza

 

Da’ al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, da’ il meglio di te!

Madre Teresa

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La pazienza si fortifica grazie alla comprensione, alla tolleranza, al silenzio. La pazienza nasce nel silenzio e germoglia nella comprensione. La pazienza fine a se stessa è nell'amore, non lo sarebbe se fosse una pazienza premeditata o subordinata a qualcosa: a un'aspettativa, a una previsione, a un'attesa, a un progetto, a un desiderio, a un risultato. La pazienza è figlia della comprensione. Quando c'è comprensione la pazienza viene da sé. A volte la si lega al tempo o allo spazio: sono paziente fino ad un certo punto, fino ad un certo momento, fino ad un certo limite. Nell'amore però non ci sono vincoli di spazio o di tempo, nell'amore sposiamo l'infinito e l'eterno, non ci sono limiti. Continuo a prendere schiaffi, a subire delusioni o prese in giro, però se sono nell'amore niente si radica in me, perché nell'amore non mi aspetto nulla da te. Non ti sopporto più o ti sopporto a fatica, eppure la mia pazienza è senza fine, sono nell'amore e perciò continuo ad amarti, nonostante tutto, nonostante ciò che mi hai fatto. Ti aspetto sempre, non ti pongo condizioni o scadenze, non ti detto alcuna legge. Quando ti comprendo, nella comprensione sono già nell'amore, e nell'amore la pazienza viene da sé. Comprendo il tuo grado evolutivo, le tue difficoltà, ciò in cui stai cercando di migliorare (perché non esistono difetti, ma solo cose in cui possiamo migliorare) o fatichi a farlo, il peso del tuo passato, le tue preoccupazioni, le tue abitudini, il tuo modo di essere, le tue disattenzioni, le tue qualità, il tuo modo di reagire al mondo e agli stimoli esterni ed interni, le tue insicurezze, i tuoi desideri, le tue aspettative. Comprendo il perché a volte sei triste o serio, deluso o infelice, comprendo i tuoi sorrisi e le tue facce scure, le tue arrabbiature, i tuoi sbalzi d'umore, i tuoi pensieri, la tua sensibilità. Comprendo le tue distrazioni, la tua energia che sale e che scende, la tua verve che viene e che va. Quando arrivo a comprendere tutto questo (e anche quello che mi sono dimenticato di scrivere) non devo fare molta altra fatica. La pazienza viene naturale. La pazienza è accettazione, io ti accetto per quello che sei, per come sei, per ogni cosa che fai, per come riesco a comprenderti. E quando fatico a comprenderti mi ricordo di essere nell'amore, e nell'amore sono paziente ancora, senza limiti, senza vincoli, senza preclusioni. Sono paziente e tollerante quindi anche nel tuo mistero che fatico a comprendere ma che comunque accetto. Quando la comprensione difetta, la pazienza può diventare attesa, una pazienza a tempo, a scadenza: sono paziente sperando che, sono paziente fin tanto che... In questo caso è una pazienza subordinata ad una aspettativa. Se l'aspettativa viene delusa, la pazienza può cessare, o potrebbe cessare ancora quando si oltrepassa il limite di sopportazione. A quel punto siamo ancora nell'amore? Dipende da caso a caso. Ad esempio se la pazienza, se la tolleranza, supportate dalla comprensione, lasciano spazio alla giustizia, allora siamo ancora nell'amore. La pazienza, infatti, non implica passività incondizionata ed illimitata, non cammina da sola, a volte o spesso va a braccetto con la verità e la giustizia. Nell'amore umiltà e semplicità, pazienza e tolleranza, comprensione e silenzio, ascolto ed abbandono, camminano insieme con la verità e la giustizia; quindi dovrebbe dipendere dal momento e dalla situazione particolare il nostro modo di essere ed agire. Nell'amore c'è sempre elasticità, adattabilità, malleabilità, niente è già scritto prima. Hai mai guardato un viso arrabbiato? Ti sei mai toccato la faccia quando è cupa e seria? Quando sei scuro in volto i muscoli del tuo viso sono rigidi, contratti, in tensione. Quando ci sono rigidità e tensione, questo è un segnale d'allarme, è come se una voce fuori campo ti dicesse: "Guarda che in questo momento non sei più nell'amore, quindi rilassati, sciogliti, torna ad essere elastico, agile, flessibile." Ovviamente nessuno ha la bacchetta magica per passare istantaneamente da uno stato emotivo ad un altro, però il fatto di accorgersi di essere in tensione, di essere rigidi e contratti è un'ottima base di partenza. In quel momento ci destiamo dal torpore, ci svegliamo dall'ipnosi, e diventiamo coscienti che c'è qualcosa che non va. Le nostre resistenze e rigidità possono essere molteplici, accavallarsi l'una con l'altra, tanto che vincerle non è un affare da poco. E allora che fare? Le soluzioni possono essere le più varie. Io ad esempio ne ho trovate alcune. Una è quella di usare il respiro con la pancia, concentrarmi su di esso, e fare delle respirazioni lente e profonde. Questo induce l'organismo a rilassarsi e stempera le tensioni.


S: Le soluzioni possono essere tante quante i singoli; ricorda la mia teoria della Single Patient Based Medicine!

C: Una soluzione divertente mi è stata invece donata dalla mia voce interiore. Appena mi accorgo di essere rigido e teso, appena mi guardo e mi vedo pieno di risentimento, osservandomi così la vocina ironicamente mi rimprovera dicendomi: "Ma non ti vedi quanto buffo sei?! Vai dicendo che occorre essere sorridenti, ottimisti, pieni di gioia, tolleranti, pazienti, comprensivi, umili, ecc. e ora ti smentisci così facendo?!" E in quel momento udendo questo mi scappa da ridere, al che mi controllo, perché preferisco un cambiamento lento, morbido e graduale, anziché brusco e repentino, però il ridere di me stesso ancora potenziale ed in stand-by, già si riflette sul mio volto, che comincia a rilassarsi, anzi la rigidità è già scomparsa, le labbra già accennano un debole sorriso, la tensione è solo un ricordo. In questo modo ho trasformato l'energia negativa dentro di me (nata ad esempio da un'offesa non ricambiata che ha comportato un'interiorizzazione ed assimilazione di tale energia ovvero un'energia di reazione repressa alla sorgente, o da un risentimento) in energia positiva, semplicemente ridendo di me stesso, con una sottile auto ironia ed autocritica. Nessuno è infallibile, ciascuno di noi è soggetto ad attacchi esterni od interni, e a debolezze. Gli attacchi esterni provengono dall'ambiente, da tutti e tutto ciò che ci circonda. Gli attacchi interni giungono dai pensieri, dalle preoccupazioni, dai desideri e dalle aspettative non soddisfatte. Non essendo noi perfetti a volte o spesso tali attacchi ci colgono impreparati, sfruttano abilmente e sempre più sottilmente le nostre debolezze a mano a mano che camminiamo nell'evoluzione; da grossolani diventano sempre più sottili. Diventa quindi sempre più difficile riconoscerli perché quando abbiamo imparato a riconoscerli e neutralizzarli, cambiano forma e sembianze, diventano via via più raffinati, quasi a volerci stimolare e solleticare dicendoci: "ora che hai imparato i passi base, passiamo alle figure semplici, poi a quelle più complesse, affinché la tua danza diventi sempre più bella, sciolta, elegante e piena di gioia e armonia". Il tutto pare finalizzato a rendere questa nostra danza sempre più completa, sempre più agile, i nostri movimenti sempre più elastici, flessibili e spontanei, la nostra attenzione sempre più vigile, acuta, sensibile e pronta. Dalla pazienza guarda dove sono andato a finire! E’ questo il bello della vita: non seguire e restare attaccati sempre e soltanto a degli schemi fissi. All'inizio sì, sono partito da uno schema: l'umiltà, la semplicità, la verità, la giustizia, il silenzio, ecc. Poi strada facendo scopro che tutto è interconnesso, che ogni cosa si lega strettamente ad ogni altra, quindi ben venga la rottura dello schema, della classificazione, della divisione: attraverso tale rottura si riscopre l'unità del Tutto.

S: Che sono Origine e Fine di ogni cammino nel tempo e nella realtà locale.

C: Ricapitolando, la pazienza fiorisce nella comprensione, comprensione non soltanto di ciò che mi circonda, ma di me stesso. La comprensione di me stesso diventa attenzione il più possibile continua ed efficace: tento di essere continuamente vigile sui miei pensieri, sulle mie parole, sulle mie azioni e gesti. Nel momento in cui subisco degli attacchi, entra in gioco la pazienza. La comprensione ci aiuta in questo per comprendere la natura dell'attacco o del comportamento tollerato, e quando la comprensione difetta, possiamo sempre appellarci alla pazienza senza comprensione, che diventa accettazione dell'altro anche nel suo mistero. Se non ci riusciamo (soggetti a qualche attacco esterno od interno) la nostra pazienza vacilla, il nostro viso smette di essere calmo, sereno e tranquillo. A questo punto si spera ci venga in soccorso prima possibile la nostra attenzione, quel qualcosa che vigila in noi, come se noi uscissimo da noi stessi e ci osservassimo in quel momento (purtroppo non abbiamo sempre uno specchio a portata di mano). Non siamo più nella pazienza, il nostro viso è rigido, in tensione, contratto, non siamo più nell'amore. Allarme. Chiamiamo i pompieri a spegnere l'incendio. I pompieri sono già arrivati. I pompieri siamo noi stessi. Stiamo già buttando acqua sul fuoco, le nostre contromisure fuoriescono. Rido ad esempio di me stesso. Non mi prendo troppo sul serio. Mi prendo in giro. Il mio viso torna rilassato. Ritorno alla pace interiore. Riabbraccio la pazienza. Ritorno nell'amore. Tra le righe si capisce anche che la pazienza tende ad aumentare e fortificarsi man mano che avanziamo nel nostro percorso evolutivo, e attraverso essa diventiamo sempre più tolleranti e comprensivi (anche la comprensione si nutre della pazienza, la relazione è biunivoca). Il segreto per fare in modo che la pazienza diventi sempre più senza limiti e senza vincoli è tanto elementare quanto arduo: restare il più a lungo possibile nell'amore, restare il più a lungo possibile nella pace e nella gioia interiore. La pazienza si unisce alle altre caratteristiche e qualità dell'essere nell'amore, quindi non dovrebbe mai (come ogni altra caratteristica e qualità) avere i connotati della rigidità; una pazienza a tutti i costi potrebbe essere deleteria, specie se si trascurano la verità e la giustizia. In nome quindi della verità e della giustizia, la pazienza può cessare, e trasformarsi in altro. Ad esempio sopportare delle falsità potrebbe mettere a dura prova pazienza, comprensione e silenzio, per cui esse possono cessare in nome della verità e della giustizia; posso intervenire e reagire, sempre con i dovuti modi, restando pur sempre nell'amore. Va valutato caso per caso, usando profondamente la comprensione, seguendo il percorso e gli effetti che le nostre eventuali reazioni possono produrre, anche se a volte esse possono essere impulsive, istintive, spontanee. Quando stimolati abbondantemente usciamo da noi stessi e dal nostro guscio, possiamo però avvertire nella nostra spontaneità, se c'è il supporto della verità e della giustizia, e confortati da tale presenza, possiamo procedere senza paura.

S: Quando San Paolo parla delle tre qualità superiori di ogni uomo – fede, speranza e carità – precisa subito decisamente che la più nobile è la carità e spiega che la carità è amore, fonte di ogni bene, inclusa la pazienza.

 

 

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